Questa pagina contiene il diario del mio viaggio in Spagna e Andorra dell'estate 2016.
Il 23 agosto sono partito da un paesino laziale, dove ho passato le prime due settimane di ferie, per dormire una sera a casa mia a Roma e rendere così un po' più breve il lungo percorso del giorno seguente.
Sono stato svegliato circa alle 3 e mezza di notte dal letto che si muoveva violentemente. Era la scossa di
terremoto che ha purtroppo distrutto Amatrice ed altri paesi del reatino. Sono sceso in strada, dove ho
incontrato amici e parenti e mi sono sentito tranquillo solo verso le 6 del mattino, quando sono risalito a casa.
Sono quindi partito per la Liguria (dove avevo già prenotato l'albergo) verso le nove e mezza, avendo dormito solo circa tre ore.
Ho fatto varie soste e sono arrivato in serata a Diano Marina, vicino Imperia. Ovviamente sono andato a dormire molto presto,
per recuperare un po' del sonno perso la notte precedente.
Il giorno dopo sono partito di buon ora, intenzionato, come tre anni prima, ad arrivare in giornata in Spagna,
attraversando tutto il sud della Francia. Non è stato difficile, visto che avevo tutta la giornata a disposizione ed ho fatto molte soste nelle aree
di servizio delle autostrade francesi. Arrivato a Perpignan, ho abbandonato l'autostrada e imboccato la statale che porta verso
i Pirenei.
Montagne affascinanti, i Pirenei, con gole così strette che a volte c'era spazio solo per la strada e nient'altro. Si capisce così
il motivo che rese queste montagne insormontabili per gli invasori arrivati dall'Africa nel VII secolo, lo stesso motivo che rese
la difesa agevole per le armate di Carlo Magno.
Si sale progressivamente fino ad oltre 1600 metri di altitudine e la strada è tutta un zigzag, quasi da far venire il mal di mare.
Ogni tanto si attraversano paesini di montagna da cartolina, con le vie strette, i tetti spioventi e le pareti di roccia.
Una volta in altura, è tutto più semplice e la vista si distende su cime, valli e altipiani.
Appena attraversata la frontiera spagnola, mi sono fermato a Puigcerdà, dove ho pernottato. La serata era calda, con temperatura
di circa 35 gradi, assolutamente inusuale per queste quote, come mi hanno confermato tutti. La cittadina forma un unico
agglomerato con Bourg Madame, appena al di là del confine, in Francia, e non offre granché. I turisti la usano come base per
escursioni in montagna, d'estate, e per andare a sciare, d'inverno.
Ho dormito in un piccolo ed economico alberghetto, gestito da una signora molto anziana e che parlava un francese perfetto, con
alcuni familiari a darle una mano. Mi ha chiesto del terremoto in Italia, era preoccupata e dispiaciuta.
Al mattino la temperatura era crollata ad appena 12 gradi: la montagna ha voluto mostrare il suo vero volto. Entro intirizzito in auto,
accendo il riscaldamento e mi dirigo verso Andorra, che mi aspetta a non più di 50 km.
Per arrivare si percorre un ampio altipiano e si scende via via verso gli 800 metri della Seu d'Urgell, da cui poi si risale
verso i circa 1000 metri di Andorra La Vella. La capitale del ministato occupa una vallata e intorno si vedono da tutti i lati
le cime dei Pirenei. È una cittadina vivace e moderna, sicuramente ben organizzata, ma che fa di tutto per non sembrare
turistica. Ci sono grandi supermercati e centri commerciali, sicuramente frequentati anche da molti cittadini spagnoli dei dintorni
(perché esentasse), ma è difficile trovare un buon ristorante e persino comprare una cartolina.
Molti bar hanno un'aria stranamente dimessa e non ci sono moltissime cose da vedere, a parte l'arteria principale piena di negozi,
con i soliti sconti sulle tasse per tabacco e alcolici, e i soliti prodotti elettronici che sembrano un affare ma in genere sono una fregatura.
C'è poi la Caldea, un grande centro con cinema, piscine e una torre panoramica. Immagino che d'inverno gli andorrani vengano spesso
qui a riscaldarsi, rifocillarsi e vedere qualche film, mentre fuori tutto è innevato.
Ma anche qui: salgo sulla torre, faccio foto al panorama, poi scopro che l'ascensore è solo per salire, non c'è neanche il tasto
per chiamarlo e non ci sono scale dirette, né indicazioni di nessun tipo. Ho fatto l'unica cosa possibile, cioè scendere le scalette
che portavano alla piattaforma inferiore, dove dopo due piani le scale finiscono, ma si trova un baretto minuscolo e una barista
argentina che ti dice che girando in un posto specifico si trova l'ascensore per scendere. In fondo è stato divertente, ma
evidentemente danno per scontato, qui e in tutta Andorra, che uno conosca già in anticipo le cose.
L'auto l'avevo lasciata in un parcheggio all'ingresso della città, che così ho percorso tutta a piedi. Nel pomeriggio, dopo vari
spuntini e spesette varie, ho fatto il pieno di gasolio, che qui costa solo 86 centesimi al litro, ho lasciato Andorra e sono sceso
a La Seu d'Urgell, dove avevo prenotato il secondo albergo, che ho scoperto essere fuori dall'abitato. Un hotel simpatico, però,
con una stanza grandissima e comodità da quattro stelle, anche se ne ha solo tre. Ho riposato un po' e sono uscito
che era quasi sera, per andare a visitare il centro. Ho visto una bella cattedrale e le vie del centro storico. C'era la festa del paese con
musica dappertutto ed chiacchierato con un po' di persone, curiose per il fatto che ero italiano. Ho visto anche un parco fluviale che hanno
attrezzato a centro sportivo, anche per specialità olimpiche.
Il mattino dopo sono partito piuttosto presto per Pamplona, il che implicava fare un percorso non semplicissimo, perché volevo
vedere nel viaggio altre cittadine montane. Così sono sceso verso Huesca, dove ho visitato la piazza principale e la cattedrale,
poi sono risalito verso Jaca, con altra cattedrale e vie piene di gente e di giovani. Qui ho mangiato in una trattoria galiziana,
dove una famiglia riunita a pranzo (almeno 3 generazioni e minimo 10 persone) mi ha preso in simpatia e mi ha coinvolto nei loro
discorsi. Uno di loro mi ha spiegato che Jaca è così viva perché ci vengono molti baschi in vacanza nei mesi estivi, per sfuggire
alla calura delle città costiere.
Ho poi brevemente visitato la Ciutadela, una fortezza, e lì davanti ho incontrato una famiglia italiana, di Roma addirittura!
Sono ripartito e ho attraversato zone decisamente panoramiche, fermandomi anche vicino ad un lago, poi sono entrato in una superstrada
e ho raggiunto rapidamente Pamplona.
Qui l'hotel era in una zona facilmente raggiungibile, ma proprio sul bordo del centro storico. Stanza grande e piena di comodità,
albergo quasi di lusso, che mostra più delle 4 stelle con cui è catalogato. Ne approfitto per dire che nei tanti/pochi viaggi che
ho fatto il migliore rapporto qualità/prezzo per gli alberghi l'ho trovato senz'altro in Spagna.
Solito riposino e poi via a piedi per Pamplona! La città ha una bellissima Plaza Mayor, che, come succede in molte città spagnole,
è animata a tutte le ore ed è il punto di riferimento per ognuno. Ho proseguito per la cattedrale, che all'esterno non sembra un
granché, con una facciata rimaneggiata nell'Ottocento. Ma appena si entra non si può fare a meno di rimanere a bocca aperta, perché è di
una bellezza straordinaria, come pure l'annesso museo, dove in alcune zone era stata ricreata un'atmosfera tardomedioevale, con musiche e ambienti
appositamente allestiti.
Faceva caldissimo, così, dopo una bibita fredda ai tavolini del caffè più bello della città, in piena Plaza Mayor, ho cercato sulla guida i
ristoranti, ma non ho localizzato quello che avevo scelto. Così sono andato a naso e sono finito in un bar di pintxos, dove ho avuto
la mia prima cena basca. E già, a quanto pare i baschi erano originari della Navarra e ancora oggi in molti la abitano, per cui
Pamplona è una città bilingue e tutte le scritte sono in spagnolo e in basco. I pintxos sono una specie di panini, con una sola fetta di
pane in basso e sopra tutti gli ingredienti. La cosa simpatica è che ogni posto si sbizzarrisce nell'inventare nuove combinazioni che
si prendono e si pagano individualmente. Per cui oguno compone il suo spuntino, o anche pranzo o cena, in modo modulare e la spesa è
direttamente proporzionale al proprio appetito. In altre parole, i pintxos sono le tapas basche. Mangiando pintxos si socializza poi molto
con i vicini di bancone o tavolo, tutte le barriere cadono, e quindi questi luoghi sono molti divertenti.
Al mattino sono tornato brevemente nel centro cittadino ed a Plaza Mayor, poi ho lasciato l'albergo, ma non la città,
perché mi sono recato a visitare il Museo de Navarra, che è molto grande e mostra tutta la storia di questa comunidad,
letteralmente dalla preistoria ai giorni nostri. Mi è piaciuto molto visitarlo ed è una cosa che consiglio a chiunque venga a Pamplona.
Dopo il museo ho lasciato la città e la Navarra, dirigendomi verso il mare lungo strade molto comode. Dopo poco tempo sono entrato
nei Paesi Baschi ed a metà pomeriggio sono arrivato a San Sebastián. Curiosamente, mentre il tempo nell'interno era caldo,
ho trovato qui una giornata di pioggia e vento. Un consiglio: l'estate finisce presto sulla costa nord spagnola, per cui non andateci dopo
metà agosto.
Mi sono fermato sul lungomare e, vista la pioggia, sono andato a visitare il vicino acquario, di media grandezza e molto interessante.
Uscito dall'acquario il vento era finito e la pioggia era molto leggera, per cui ho passeggiato, con ombrello, sul bellissimo lungomare,
una vera terrazza sull'oceano. Il mare era coperto di nebbia, dalla quale appariva come un miraggio l'isola di Santa Clara.
C'è qui anche la spiaggia della Concha, conosciuta come delle più belle spiagge urbane del mondo. Pensate che persino in una giornata
come questa c'erano molte persone e qualcuno addirittura si sdraiava sui teli stesi sulla sabbia umida. Non ci vuole molto ad immaginare
come dev'essere in un normale giorno estivo.
Ho poi passeggiato un po' nel centro della città, tra belle piazze e chiese antiche, per poi andare in hotel a riposare un po'.
Verso sera sono tornato in centro e alla fine, cerca che ti cerca, sono finito in uno dei tanti locali di pintxos allineati lungo
il viale principale. Infine sono tornato in hotel per dormire.
Al mattino ho lasciato San Sebastián e dopo un percorso non molto lungo sono arrivato a Bilbao, trovando anche qui
una simpatica pioggerellina. Sono subito andato a visitare una delle attrazioni principali della città, il Museo Guggenheim.
Realizzato dall'architetto canadese Frank Gehry, ha una forma decisamente moderna ed orignale, tanto da farlo diventare un po'
l'emblema della città.
All'interno c'erano varie mostre di artisti del novecento e sono rimasto colpito dalla serie di quadri di Andy Warhol denominata
Shadows e dalle costruzioni oniriche e surrealiste dell'artista francese Louise Bourgeois.
Sono poi arrivato al mio hotel, dove ho riposato. Nel pomeriggio sono andato a visitare il museo delle belle arti, il Bilboko Arte Ederren Museoa
(in spagnolo Museo de Bellas Artes de Bilbao), che è un'altra tappa da non mancare in questa città. Il museo contiene una
grande collezione di opere degli artisti baschi di tutte le epoche e poi, al piano terra, una serie di mostre temporanee di
arte contemporanea. Qui ho trovato una esposizione di arte iperrealista, con sculture che sembravano davvero reali.
Alcune mostravano dei turisti e così ho provato per scherzo a restare immobile per un po': un visitatore mi ha fatto una foto! 🌝
Verso sera sono andato a cena in un ristorante situato al primo piano di un palazzo, sopra uno storico locale di specialità culinarie.
Avevo prenotato e l'ambiente era piuttosto elegante, con il cuoco che veniva a parlare direttamente con i commensali, per accertarsi
che tutto andasse bene. Ho conversato in francese con la coppia del tavolo accanto e mangiato ottimi cibi, spendendo alla fine neanche
troppo, niente di eccezionale. Insomma, una bellissima serata.
Però poi, una volta tornato in albergo per dormire, ho iniziato ad avere un forte mal di pancia e poco dopo nausea e vomito. Vista
la situazione, ho cercato di stimolare il più possibile il vomito ed alla fine è passato tutto. Ma questa notte ho davvero dormito
molto poco. Se non fosse passato il malessere, avrei ovviamente chiamato i soccorsi e c'è mancato davvero poco.
Al mattino ho lasciato Bilbao ed i Paesi Baschi per entrare nella regione della Cantabria. Qui sono subito andato a visitare
le Grotte di Altamira, dove è possibile ammirare iscrizioni rupestri risalenti a migliaia di anni fa. In realtà
viene fatta vistare una copia della grotta principale, visto che quella vera è stata chiusa ai turisti, per evitare di rovinarla a causa
della indotta umidità e altri problemi. Accanto alla grotta c'è anche un interessante museo dedicato alla preistoria.
Sono poi andato a visitare la vicina Santillana del Mar ed ho passegiato per le vie di questa affascinante cittadina,
osservando dall'esterno la Collegiata di Santa Giuliana, convento in stile romanico, e visitando l'Eremo di San Rocco
ed il vicino piccolo museo diocesano. Ho poi pranzato molto bene in un piccolo ristorante, un primo assaggio della cucina cantabrica, che si
rivelerà una delle più gustose di questo viaggio.
Ho poi lasciato Santillana e, proseguendo verso ovest, sono tornato sul mare a Santander. Dopo essere entrato nella mia stanza, nel
bellissimo hotel sul lungomare, ed aver riposato un po', sono uscito per andare a visitare il vicino Museo de prehistoria y arqueología
de Cantabria, un bellissimo museo sulla storia molto antica di questa regione.
Ho poi passeggiato sul lunghissimo lungomare che è anche in pratica il viale pincipale della città, con spettacolare vista sull'oceano,
comitive familiari, barche di pescatori, sole e una temperatura mite che invogliava al cammino. Ho anche visto la sagoma del Centro
Botín, un centro espositivo in realizzazione, progettato dall'architetto italiano Renzo Piano.
Ad un certo punto è iniziato sul lungomare un concerto di cornamuse, il che mi ha ricordato di essere ormai arrivato nella
Spagna celtica, dove i legami culturali non sono più quelli mediterranei, ma riguardano la Bretagna, l'Irlanda, la
Cornovaglia e in genere i popoli di origine celtica, come già evidenziato durante la visita al museo preistorico.
Non restava ormai che trovare un posto dove cenare, ma curiosamente non vedevo nulla nei paraggi. Alla fine ho deciso di cenare
in hotel, preventivando una spesa sicuramente esagerata. Invece ho cenato benissimo, con cibi sani, pescato del giorno,
formaggi di montagna... ed ho speso davvero non molto! Che bella sorpresa, come tutta la Cantabria lo è stato, una regione
dove tornare per scoprirla meglio, perché ha tanto da offrire, inclusa una grande ospitalità.
Al mattino ho lasciato Santander, costeggiando anche la sua bellissima Playa del Sardinero, ormai vuota in questa stagione e
in questo fresco mattino. Ho raggiunto la città di Comillas, dove la principale attrazione è il Capricho de Gaudí,
una villa fatta realizzare dal Marchese di Comillas, un controverso nobile benestante, commissionandola al famoso architetto
catalano Antoni Gaudí. Come potete immaginare (e vedere nelle mie foto), la villa è ovviamente molto originale,
sia nella struttura che in molti dettagli.
Sempre proseguendo verso ovest, ho poi lasciato la Cantabria e sono entrato nella regione denominata Principado de Asturias, arrivando
direttamente nel suo capoluogo Oviedo. Una volta entrato in hotel, nel centro storico, sono andato a visitare la vicina
Cattedrale di San Salvador, che è meravigliosa sia all'esterno, con l'alto campanile che si staglia su un lato, che all'interno.
Ho visitato anche la Camera Santa, una zona della cattedrale che contiene importanti reliquie religiose e cimeli storici. L'importanza
di questa cattedrale e delle Asturie è data dal fatto che questa fu l'unica zona della Spagna a non essere conquistata dagli arabi e da cui
quindi partì la Reconquista che, dopo alcuni secoli, portò alla riunificazione della Spagna sotto un re cristiano.
Dopo una passeggiata nel centro storico, ho trovato una sidreria in cui cenare con uno dei piatti tipici locali,
la fabada (fagioli, salcicce, sanguinaccio di maiale e pesce), innaffiata ovviamente dal sidro,
che viene versato dai camerieri da una certa altezza al di sopra del bicchiere. Zona celtica, no?
Comunque, oltre alla bellissima cattedrale, da non mancare, alle piazze circostanti del centro storico e alla via delle sidrerie, Oviedo
non mi è sembrato avere molto altro da offrire, essendo più che altro una città industriale, per cui un giorno di visita è stato
più che sufficiente.
C'è stato poi un piccolo inconveniente: l'hotel aveva il WiFi senza password (quindi vulnerabile) e stupidamente mi sono connesso online
per verificare una spesa con la carta di credito. Il giorno dopo mi sono accorto che qualcuno stava cercando di usare la mia carta,
pur senza riuscirci, e sono stato quindi costretto a cambiare rapidamente i codici di accesso.
Al mattino ho lasciato Oviedo e sono tornato sulla costa, per continuare a percorrerla verso ovest. La prima tappa è stata a
Cudillero, un incantevole paesino sul mare, con le case arroccate a semicerchio intorno ad una baia. Sembrava quasi di stare
nelle Cinque Terre ed i panorami erano davvero molto belli.
Proseguendo mi sono poi fermato a Luarca, altra cittadina vicina al mare, dove ho avuto difficoltà a trovare parcheggio ed ho poi
fatto una breve passeggiata nel suo centro storico, attraversato da un piccolo fiume, carino ma non ecccezionale. Avendo più tempo mi sarei
dovuto recare sul lungomare, probabilmente pù bello del centro cittadino.
Continuando verso ovest ho superato su un lungo ponte il confine regionale che segna l'inizio della Galizia e mi sono recato
sul lungomare della prima città galiziana incontrata, Ribadeo. Qui ho trovato proprio di fronte a me un ristorante di mare e così,
essendo ora di pranzo, ne ho subito approfittato. Nel pasto ho incluso, volendo assaggiarli, i Percebés, dei molluschi marini
tipici di quste zone e che sembrano delle unghie di drago verde. Non costano poco, ma andava fatto!
Dopo pranzo ho continuato lungo la costa e mi sono fermato alla Playa de las Catedrales, che andrebbe però chiamata con il suo
nome corretto in lungua galiziana, che è Praia das Catedrais. Se sembra portoghese, non è un caso, perché il galiziano è più
simile al portoghese che allo spagnolo.
Il luogo deve il suo nome alle rocce scolpite dal vento e dalle onde, con forme che ricordano ponti, guglie e campanili. Uno spettacolo
davvero meraviglioso e un'occasione per scattare belle fotografie, durante la lunga passeggiata che ho fatto lungo il mare.
Ho poi lasciato la costa ed ho imboccato un'autostrada, che in poco tempo mi ha portato a La Coruña (nome ufficiale in
galiziano A Coruña). Dico subito che è una città che mi è davvero piaciuta molto, visto che ha una bellissima piazza
centrale e una zona vecchia affascinante, ma è anche quasi tutta circondata dal mare, con quartieri modernissimi lungo la costa.
È anche un grande porto di pesca e centro industriale per la trasformazione del pescato, tanto che alcuni prodotti di qui
li ho trovati persino nei supermercati di Roma.
La prima cosa che sono andato a visitare è la Torre di Ercole, una torre costruita dagli antichi romani e che ha poi funzionato
per secoli come torre di avvistamento e come faro. Si trova in una zona ampia vicina al mare e si può entrare e raggiungere la cima, lungo strette
scale a tornante. Da lì c'è un bellissimo panorama sul mare e sulla città, oltre alla grande rosa dei venti sottostante, che indica
le direzioni dei luoghi in cui vivono gli altri popoli celtici.
Sono poi arrivato al mio albergo, moderno e sul lungomare, ed ho riposato un po'. Nel tardo pomeriggio ho raggiunto a piedi il centro
storico e la piazza centrale della città Praza de Maria Pita. La piazza è dedicata appunto a Maria Pita, di cui è presente
qui anche una grande statua, che ricorda l'eroismo di questa donna, che, dopo la morte del marito in battaglia contro gli invasori
inglesi che stavano per prevalere, assunse il comando delle truppe e le guidò al contrattacco, respingendo gli inglesi a mare.
Ho pranzato in un bel ristorante su questa piazza, con anche il più diffuso piatto locale il pulpo à feira, fatto in padella
con olio, peperoncino e patate.
Dopo un'altra passeggiata sono tornato in hotel per dormire.
Sono partito al mattino abbastanza presto da A Coruña, dove il mare era coperto dalla nebbia, creando panorami da fiaba.
Percorrendo una autostrada che attraversa zone verdeggianti sono arrivato a Santiago de Compostela, capoluogo della regione, anche
se curiosamente non è invece capoluogo di alcuna provincia. Qui il clima è cambiato ed è tornato il caldo torrido della prima parte del viaggio.
Ho lasciato l'auto nel parcheggio del mio hotel e sono andato subito a visitare la Cattedrale di Santiago e la
grande piazza su cui si affaccia. Questo è il luogo di arrivo del Camino de Santiago, il percorso a piedi che porta i
pellegrini dai confini francesi sui Pirenei fino a qui. Per tradizione ogni pellegrino che arriva qui, per prima cosa si
siede per terra di fronte alla cattedrale e c'era in effetti un certo numero di persone in questa posa.
Sono poi entrato nella cattedrale, che è molto bella e contiene le spoglie dell'apostolo San Giacomo, Jago in spagnolo,
vicino alla cui urna è possibile anche passare.
Sono poi tornato nel mio hotel, vicinissimo alla cattedrale e che è un ex convento francescano. Ho pranzato qui, con un tagliere
di salumi e formaggi che ricordo ancora oggi, per quanto era buono, una vera delizia per il palato.
Nel tardo pomeriggio ho poi passeggiato nel centro storico, tutto molto bello e animato, ho comprato dei souvenir per parenti ed amici,
ho fatto uno spuntino non ricordo dove e in tarda sera sono rientrato in hotel.
Al mattino ho lasciato Santiago de Compostela e sono partito per un percorso abbastanza lungo fino a Salamanca.
Le campagne galiziane erano fresche e verdeggianti al mattino, persino con un po' di nebbia, ma andando avanti sono entrato
nella regione di Castilla y León ed ho iniziato a percorrere zone molto aride.
L'altipiano era così secco e caldo che era difficile individuare anche un singolo albero, mentre al massimo lungo la strada c'erano bassi arbusti.
Ad un certo punto mi sono trovato su un rettilineo diretto a sud, lungo decine di km. La luce era così abbagliante che era difficile individuare
le altre auto in arrivo, per cui sorpassare i camion diventava molto rischioso. Consapevole che anche gli altri si trovavano in questa situazione,
ho acceso tutte le luci possibili della mia auto, compreso gli antinebbia. Sembra un paradosso, ma era l'unico modo per farsi notare a
distanza in quella situazione, evitando che qualcuno sorpassasse e venisse a spiaccicarsi contro la mia auto.
Quando sono arrivato vicino Salamanca, il verde delle coltivazioni ha interrotto il deserto ed è stato davvero come entrare in una oasi.
Il mio albergo era nel centro cittadino, vicino alla strada principale del centro storico. Forse perché era l'ultima stanza, me ne hanno dato
una piccolissima al piano terra, con un vecchio tv a tubo catodico forse rotto, poco spazio e un aspetto poco curato. Delusione.
Sono uscito quasi subito a piedi nel centro, che fa parte del Patrimonio Mondiale dell'Unesco, ed ho raggiunto le due cattedrali di
Salamanca, la Vieja e la Nueva. Si paga un unico biglietto e si entra dalla cattedrale nuova, per proseguire poi la visita
nella vecchia, che è adiacente e collegata alla prima. Inutile dire che sono entrambe bellissime e si percepisce chiaramente il passaggio
alla seconda, che è più antica di alcuni secoli.
Continuando a passeggiare, mi sono poi imbattuto per puro caso in Casa Lis un museo dedicato all'Art Nouveau. Anche questa
è stata una visita interessante, anche se un po' fuori contesto. Ho poi cenato lungo la via principale, mangiando il chuletón,
un piatto di carne tipico del luogo.
Dopo aver riposato un po' in hotel, sono uscito di nuovo a tarda sera ed ho raggiunto Plaza Mayor, che è considerata la più bella piazza
di tutta la Spagna. Circondata da edifici e portici tutti illuminati, tra cui l'ajuntamento, il municipio, la piazza era ricolma di persone
di tutte le età e condizioni sociali. L'estate spagnola è così, nel pomeriggio fa troppo caldo per uscire e la sera si esce e si vive. La bellezza
della piazza e l'animazione di tutte le persone qui presenti a mezzanotte passata, ha fatto sì che questa sia stata una delle sere più
belle di questo viaggio.
Sono poi tornato in hotel, ma è stata dura prendere sonno, perché anche a notte fonda dalla strada si sentivano giovani che discutevano,
cantavano o suonavano la chitarra (Salamanca è anche una famosa sede universitaria).
Al mattino ho lasciato l'hotel, assicurando che se dovessi tornare a Salamanca, tornerei qui (col cavolo!).
Il percorso di oggi è più breve, ma è simile a quello di ieri, consistendo in un altopiano caldo, spoglio ed arido. Ed anche qui
all'arrivo sembra di entrare in una oasi. Appena entrato a Segovia, sono subito andato in hotel e sono poi uscito a piedi
per visitare la città. Ero proprio vicino all'altissimo Acquedotto Romano, che ho quindi subito visitato, scattando anche molte belle
fotografie. L'acquedotto è il simbolo della città, oltre a far parte, con tutto il centro storico, del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Ho poi proseguito per la cattedrale di Segovia, forse la più bella del viaggio, vista dall'esterno, con le sue molteplici torri
e campanili. E anche l'interno è davvero molto bello.
Dopo altro cammino, mi sono fermato al ritorno di nuovo presso la cattedrale, per cenare. Ho scelto quello che mi sembrava un buon
ristorante ed ho ordinato il piatto tipico della città, il cochinillo asado, ovvero maialino da latte arrosto. Ad un certo
punto dalla cucina si è sentito il rumore di un piatto rotto ed ho pensato ad un piccolo incidente. In realtà, come ho scoperto
dopo, il cochinillo è così tenero che per tradizione si taglia con l'orlo di un piatto, che poi si getta a terra!
Finita la cena sono tornato in hotel per dormire, in una stanza con vista sull'acquedotto romano.
Al mattino ho detto alla reception che sarei andato a visitare alcuni luoghi della città e che sarei poi
tornato prima di mezzogiorno, per il check-out.
Visto che dovevo raggiungere l'estremo opposto della città, ho presto la mia auto ed ho raggiunto in pochi minuti l'Alcázar
di Segovia. Come tutti gli alcázar, fu realizzato dagli arabi come fortezza, ma in questo caso il castello è stato
fortemente modificato successivamente, per cui sembra quasi un maniero tedesco. Sembra anche che la Disney lo abbia preso a modello
per alcuni suoi film di animazione.
Oltre all'esterno affascinante, con torri e guglie, all'interno ci aspettano varie sale che percorrono tutta la storia spagnola, compresa
una sala ornata dalle effigi di tutti i re di Spagna. C'è poi una bella terrazza merlata che dà in pratica sul deserto e che è
esattamente come avevo immaginato la Fortezza Bastiani del romanzo Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati.
Tornato in hotel, mi aspettava una sopresa: forse non avendo capito che sarei tornato per il check-out, la mia stanza non era già
più disponibile ed i miei bagagli erano spariti! Ho dovuto insistere per farli recuperare, incluse delle camicie che erano rimaste sul
letto e non si riuscivano a trovare. Peccato, perché l'hotel era bello e centrale, ma questa mossa finale ha rovinato tutto.
Ho lasciato quindi la città a metà giornata ed ho attraversato la regione di Madrid, senza fermarmi nella capitale, visto che c'ero già stato
nel 2011. Nessun deserto stavolta, ma una infinita serie di autostrade e svincoli, dove bisogna stare molto attenti per non sbagliare
strada.
Sono così arrivato nel pomeriggio a Toledo, capoluogo della regione di Castilla La Mancha. C'era un caldo davvero
terribile e l'hotel, centrale e molto bello, dall'aria antica, non aveva il parcheggio che aveva dichiarato. Ho così scaricato
le valigie e poi ho lasciato l'auto in un parcheggio pubblico a pagamento, neanche vicinissimo.
Sfidando il caldo (oltre 40 gradi) sono poi andato a visitare la cattedrale di Toledo, con davvero poca gente in giro, dove mi sono
molto piaciuti i tanti affreschi presenti.
Poi ho fatto una lunga passeggiata fino al Monasterio de San Juan de los Reyes, un convento francescano fatto costruire
dalla regina Isabel come mausoleo reale, nonché esempio dello stile gotico isabellino.
Quando sono uscito era ormai prossimo il tramonto e la temperatura solo ora diventava sopportabile.
In serata ho cenato in un ristorante trovato per caso, al primo piano di un palazzo e dall'aria un po' chic, ma vai a sapere.
Al mattino ho visto ancora un po' di Toledo ed ho anche comprato una bella spada, una riproduzione
di quella portata da El Cid, il famoso condottiero che liberò Valencia dal dominio arabo.
In tarda mattinata ho lasciato l'hotel ed ho in pratica iniziato il viaggio di ritorno verso casa. Imboccata l'autostrada verso est,
ho raggiunto nel pomeriggio Zaragoza. Ho riposato un bel po' in hotel, dalla cui terrazza si vedeva la basilica della città,
per recuperare un po' di forze dopo gli ultimi giorni un po' stancanti. C'è anche da dire che ero già stato altre due volte qui, per
cui avevo già visitato tutte le cose più importanti.
In serata ho passeggiato un po' per la città e sono tornato in hotel.
Al mattino, ancora a Zaragoza, ho raggiunto a piedi la Catedral-Basílica de Nuestra Señora del Pilar,
la cui piazza è davvero spettacolare.
Dopo aver fatto uno spuntino nei pressi, ho lasciato l'hotel e poi Zaragoza, imboccando l'autostrada che porta verso Barcellona e poi
verso il confine francese.
Ho cenato lungo l'autostrada e mi sono fermato in un hotel a La Jonquera, una cittadina spagnola a pochi km dal confine.
Questa è stata in pratica solo una tappa tecnica, per poter attraversare il giorno dopo tutta la Francia e rientrare per sera in Italia.
Sono partito abbastanza presto da La Jonquera e sono subito entrato in Francia. Ho percorso le ventose
strade del Roussillon, che mi hanno ricordato precedenti strane avventure, fermandomi ogni tanto nelle aree di servizio per
un caffè o per pranzare.
Arrivato vicino Cannes, ho deciso di fare una puntata in città, così sono uscito dall'autostrada e mi sono brevemente
fermato sulla Croisette, il bel lungomare.
Ripartito in autostrada, sono rientrato in Italia e sono arrivato in serata a Ceriale. Quando ho detto alla
reception che arrivavo dalla Spagna, non credo mi abbiano creduto.
L'albergo era carino e c'era una grande piscina, anche se non più disponibile, visto l'arrivo della bassa stagione.
Non restava ora davvero che tornare a casa, quindi al mattino sono partito da Ceriale ed ho percorso
l'autostrada e la via Aurelia, costeggiando il Mar Tirreno.
Lungo la strada mi sono fermato in una pineta e poi in alcune cittadine costiere della Toscana, per arrivare infine nel
tardo pomeriggio nel mio appartamento di Roma.
Terminava così questo bel viaggio in Spagna.
Vinicio Coletti