Questa pagina contiene il diario del mio viaggio in Norvegia di giugno 2023
Avevo pensato già molti anni fa di fare un viaggio in Norvegia, che anzi avrebbe compreso anche il passaggio
attraverso la Danimarca, la Svezia e una parte della Finlandia. Avevo persino prelevato un po' di valuta norvegese,
che è rimasta in un cassetto per anni.
Ho poi cambiato i miei piani e l'anno scorso ho fatto un giro in automobile attraverso la Germania, Praga e la Danimarca e poi
quest'anno sono finalmente andato in Norvegia. La pianificazione del viaggio è stata lunga e meticolosa. Alcune prenotazioni le
ho iniziate a fine dicembre 2022, altre sono state fatte nei mesi seguenti e qualcuna solo poche settimane prima della partenza.
Sono partito con un volo da Roma ad Oslo, dove sono rimasto per tre notti. Ho poi preso il treno che va da Oslo a Bergen,
dove sono rimasto una notte, e la sera del giorno seguente mi sono imbarcato sulla nave che percorre tutta la costa occidentale della
Norvegia, il famoso Hurtigruten. Sono rimasto pre tre notti a bordo della nave, visitando nel percorso il Geirangerfjord,
Ålesund, Trondheim e Bodø.
Sono quindi sbarcato nella città di Svolvær, nelle isole Lofoten, dove sono rimasto per una notte. Il mattino
seguente ho prelevato un'auto in affitto, che ho guidato per tre giorni nelle isole, dormendo la seconda notte a
Leknes e la terza a Reine. Sono poi tornato a Svolvær, ho restituito l'auto e mi sono di nuovo imbarcato
sull'Hurtigruten, dove sono rimasto per una notte, visitando Tromsø e il Trollfjord, per sbarcare infine
ad Honningsvåg. La stessa notte ho effettuato un tour a Capo Nord ed ho dormito in hotel, per partire il
giorno seguente in autobus per Alta. Una notte qui e poi sono tornato a casa, con un doppio volo da Alta ad Oslo e
poi da Oslo a Roma.
Mi sono svegliato prima del previsto e senza sveglia, come mi capita in genere quando parto per un viaggio.
Prendo le valigie già pronte e, con poche fermate di autobus e poi di metropolitana, raggiungo la Stazione Tiburtina, da dove
prendo il treno per l'aeroporto di Fiumicino. Dopo il check-in, il controllo di sicurezza è questa volta rapido e senza problemi.
Il volo parte con circa mezz'ora di ritardo ed arriva nell'aeroporto di Gardermœn in poco più di tre ore. Da qui
raggiungere Oslo è facile e rapido, attraverso i treni espressi FLY1 oppure FLY2, dall'arredamento molto curato e
persino con i sedili reclinabili. Una volta arrivato ad Oslo Sentrum, compro una scheda Oslopass valida 48 ore, che
userò dal giorno seguente e che mi garantisce tutto il trasporto pubblico e l'ingresso in molti musei.
Il mio hotel non è molto lontano dalla stazione (l'avevo scelto proprio per questo) e lo raggiungo in pochi minuti a piedi.
La prima cosa che noto è che fa caldo! Nei bar del piazzale della stazione la gente se ne sta in maniche corte a bere
bibite fresche, una scena che non mi aspettavo in una capitale scandinava.
L'hotel è perfetto per le mie esigenze, anche se la stanza singola è veramente piccola. Poco male, visto che ci passerò poco tempo.
Riposo per circa un'ora e mezza, poi esco a piedi per la città, raggiungendo la vicina Domkirke, la cattedrale di Oslo. Faccio
foto e video dall'esterno e poi visito anche l'interno, per proseguire poi verso nord, attraverso una grande piazza e poi viali
sempre più piccoli. Raggiungo un ponte che supera un parco e un ruscello e al di là vedo che il panorama umano inizia a cambiare,
per cui torno indietro fino alla grande piazza, lo Youngstorget, dove cerco un posto dove cenare.
In realtà mi ero segnato il nome di un locale trovato su Tripadvisor, ma all'inizio è tutto pieno. Aspetto 15 minuti,
riprovo e riesco a cenare qui, con una bella zuppa di pesce ed un dessert. Molto buono, ma in fondo niente di davvero speciale, ennesima
prova del fatto che ormai Tripadvisor serve a ben poco. Prendo anche confidenza con i prezzi dei ristoranti norvegesi, che costano
almeno il doppio rispetto a quelli italiani, o almeno rispetto a Roma.
Essendo anche un po' stanco per il viaggio, dopo la cena rientro in hotel e vado a dormire, notando che anche a tarda sera il cielo
è ancora tutto chiaro. Per 15 giorni, la notte non esisterà più.
Mi sveglio abbastanza presto, faccio colazione in hotel e poi esco. Seguendo lo schema delle linee urbane che mi ero stampato,
prendo il tram 12 per un paio di fermate e raggiungo la Akershus Festning, la fortezza di Oslo. Nei pressi della fortezza,
che è su un'altura, si gode un panorama molto bello sul porto e su tutta la città. All'interno ci sono varie sale, tutte molto
interessanti e che permettono di percorrere tutta la storia di questa regione.
Dopo la fortezza mi fermo in vicino bar con tavoli all'aperto e un piccolo giardino alberato, dove pranzo. Proseguo
poi a piedi verso il municipio, ma sbaglio strada e finisco in una bella piazza su un lato dello
Stortinget, la sede del parlamento norvegese. Vado quindi fino alla piazza di fronte al parlamento, dove inizia
un bel parco alberato, con laghetti e fontane, che percorro fino alla sede del Teatro Nazionale.
Raggiungo poi il Rådhuset, il municipio, che ha una peculiare architettura modernista da anni '30 del secolo
scorso. Poco dopo entro nel Nationalmuseet, il museo nazionale, che è decisamente eclettico, contenendo sale con
porcellane cinesi, tappeti persiani e reperti romani, ma anche sale sul design e la moda del novecento. Ci sono poi
molti dipinti di pittori norvegesi, che vedo per la prima volta, ed anche alcuni Monet, quadri di Tiziano e persino
un autoritratto di Van Gogh.
E naturalmente non potevano mancare alcune sale dedicate al più famoso pittore norvegese, Edvard Munch, di cui
è presente anche l'opera più conosciuta "L'Urlo". Alla fine salgo sulla terrazza del museo, da cui c'è un bel
panorama sul porto e sul sottostante quartiere.
Lasciato il museo, proseguo lungo il mare nel quartiere di Aker Brygge, molto animato e pieno di ristoranti.
Alla fine si arriva ad un molo, dove sorge il museo d'arte Astrup Fearnley, purtroppo chiuso per ristrutturazione,
ed un prato dove sorgono delle sculture d'arte contemporanea. La cosa incredibile è che il prato è oggi una vera e propria
spiaggia, piena di persone in costume, soprattutto giovani, che entrano in acqua dalla spiaggia o anche tuffandosi dal molo.
Davvero uno spettacolo che non ti aspetteresti, ad Oslo.
Trovo poi un ristorante dove mangiare, con il solito conto non certo basso, ed infine riprendo il tram 12 per tornare
al mio albergo e dormire.
Dopo la colazione in hotel, solito tram 12 fino ad Aker Brygge, dove prendo un traghetto urbano per raggiungere
la penisola di Bigdøy, dove si trova il Museo Fram, che voglio visitare.
Visto che il biglietto, che costerebbe oltre 15 euro, è compreso nell'Oslopass, non perdo tempo in biglietteria ed è
così che non capisco che ci sono due fermate, la prima vicina al Museo del Folklore e la seconda vicina al Fram.
Così scendo alla prima fermata e mi ritrovo in un quartiere residenziale fatto di belle ville con giardino, una zona
davvero molto tranquilla. Guardo su Google Maps e scopro che dovrò fare circa 2 km a piedi! Chiedo ad una signora anziana
se ci sono autobus ed arrivo ad un incrocio, ma non vedo fermate. Passa però quasi subito un taxi e così arrivo
finalmente al Fram.
Il nome del museo è il nome della nave che contiene, la versione originale del battello che fu costruito in Norvegia
agli inizi del novecento e che fu la prima nave rompighiaccio ad essere costruita, fatta per navigare nella banchisa
artica. La nave fu usata da vari esploratori polari norvegesi, come Nansen, Johansen e poi soprattutto da Roald
Amundsen, il primo uomo a raggiungere il Polo Sud.
La cosa bella è che si può entrare fisicamente nella nave, sulla coperta ed anche nella stiva, passando negli ambienti
in cui vissero e navigarono quegli uomini coraggiosi. Naturalmente sono anche presenti fotografie, cimeli e testimonianze
sulla vita nelle regioni artiche e sulle esplorazioni che le riguardarono. C'è anche una seconda nave più piccola,
la Gjøa, con cui Amundsen attraversò per primo il passaggio a nord-ovest.
Uscito dal museo ho fatto delle foto dell'Oslofjord e del centro città visto da qui, in questa bella giornata
di sole. Ho poi preso di nuovo il traghetto, questa volta a pochi passi dal museo, e sono tornato nel quartiere di
Aker Brygge, dove ho pranzato, tanto per cambiare, in un ristorante giapponese fusion, con uno strano ma buonissimo
polpo in salsa di mango.
Ho cercato di sbrigarmi, perché alle 14 avevo prenotato una visita guidata del palazzo dell'Opera e non volevo far
tardi. Solito tram 12 per tre fermate fino al mio hotel, poi percorso a piedi fino all'Opera di Oslo. Questo
è un palazzo davvero particolare. Costato mezzo miliardo di euro e costruito interamente in marmo di Carrara,
ha la forma che ricorda quella di un iceberg e spicca nel panorama di questa zona della città.
L'ingresso nell'Opera è sempre libero e gratuito (tranne ovviamente la sala usata per i concerti) e ci sono persino dei
ristoranti con vista mare. La visita inizia puntuale ed è in inglese, condotta da una funzionaria dell'Opera, che
ci mostra strada facendo i laboratori usati per i costumi teatrali ed il complesso palcoscenico, fatto per modificare
rapidamente le scene tra un atto e l'altro. E poi la grande platea, con le gallerie fatte di legno massiccio. Tutto
molto interessante ed istruttivo.
Finita la visita guidata sono uscito e poi, salendo lungo uno dei due enormi percorsi inclinati, tutti in marmo, ho
raggiunto la grande terrazza che sovrasta l'Opera, da cui si poteva vedere tutta la parte orientale della città,
nonché un'altra spiaggia, più grande di quella di Aker Brygge, e anche questa piena di persone in costume che
prendevano il sole e facevano il bagno. Ho letto in seguito che in questi giorni la temperatura ad Oslo ha
raggiunto i 28 gradi, quindi è piuttosto naturale la tendenza alla balneazione, specie se si pensa che qui il
bagno lo fanno a volte anche d'inverno...
Dopo l'Opera torno vicino l'hotel e prendo di nuovo il tram 12, l'unico mezzo di trasporto che ho utilizzato ad Oslo,
questa volta per più fermate, forse 8 o 9, fino a raggiungere il Frognerparken, un grande parco. Un po'
Villa Borghese, un po' Reggia di Caserta, il parco è grande ed ha un aspetto estremamente ordinato, come un giardino
ben curato. Comprende fontane, ponti, un laghetto e poi, soprattutto, la parte denominata Vigelandparken,
dove nei viali sono presenti molte sculture di Gustav Vigeland, il più noto scultore norvegese.
Dopo la bella passeggiata nel parco, riprendo il tram e torno vicino il mio hotel. Essendo l'ultima sera ad Oslo
non mi va di girare molto e così ceno in un vicino ristorante italiano, che però è tale solo di nome. I camerieri
non parlano italiano ed uno mi chiede addirittura quale "topping" voglio sulla pizza margherita. Capite?
Qui sono capaci di mettere ketchup o altro sulla margherita! 😀
Rifiuto qualsiasi topping e mangio la pizza, molto buona, e un dessert. Poi torno nel mio hotel a preparare
le valigie per il viaggio del giorno seguente.
È arrivato il momento di lasciare Oslo. Raggiungo a piedi la Sentralstasjon e parto
in treno per Bergen.
La distanza non è enorme, ma il treno non è ad alta velocità ed attraversa zone di montagna, per cui servono 6 ore
e mezza per raggiungere i fiordi occidentali. Durante il percorso mi trovo davanti una signora anziana che parla
molto bene in inglese (quasi tutti i norvegesi hanno una buona conoscenza di questa lingua) e che ha molta voglia di
chiacchierare. Così passo gran parte del viaggio a parlare con questa signora di Norvegia, Italia, Europa e tanti
altri argomenti.
Il percorso del treno è davvero spettacolare, tra boschi, montagne, laghi, ruscelli e cittadine minuscole che sembrano
uscite da una fiaba. Il treno passa per note località di villeggiatura, come Geilo, che fanno da base per le
escursioni in montagna, e poi a Finse raggiunge la massima elevazione nel percorso, 1222 metri sul livello del
mare. Qui il treno attraversa lo Hardangerjøkulen, il ghiacciaio di Hardanger, e le viste diventano
spettacolari, con distese innevate e montagne ghiacciate. Da togliere il fiato!
Poco dopo aver attraversato il ghiacciaio, un'altra signora norvegese, seduta alla mia destra, mi mostra una
schermata del suo cellulare, con una foto di Silvio Berlusconi e la scritta "Berlusconi er død",
l'annuncio della morte del leader politico italiano.
Nel primo pomeriggio arrivo a Bergen e vado subito in hotel. Esco quasi subito, perché il mio dettagliato piano
di viaggio prevede la visita di quattro musei, ma scopro che tre sono chiusi, perché oggi è lunedì, e il quarto sta
per chiudere. Così rimando le visite al giorno dopo e passeggio semplicemente per la città, soprattutto nel vecchio
quartiere di Bryggen, dove si vedono le vecchie case dei mercanti tedeschi della Lega Anseatica, che
per secoli gestirono i traffici commerciali qui a Bergen. Il quartiere fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Ceno poi con agnello locale e patate in un bel ristorante (questa volta Tripadvisor ha fatto centro) e passeggio
nel centro, fermandomi in una piazza ad ascoltare il concerto di una banda locale, che esegue anche musiche di
Edvard Grieg, il più grande compositore norvegese di musica classica.
Torno infine in hotel per dormire.
La giornata inizia presto a Bergen, con la colazione in hotel, che abbandono subito dopo, lasciando però
in deposito la mia valigia più grande.
Raggiungo a piedi la stazione di base del treno a cremagliera Fløibanen,
compro il biglietto e poco dopo salgo in pochi minuti sulla cima del monte Fløyen da dove, alla quota di
320 metri, si gode una vista spettacolare su tutta la città, favorita anche dal fatto che la giornata è completamente serena.
Da qui si dipartono anche vari sentieri montani e faccio una passeggiata, non troppo lunga, lungo uno di questi. Al ritorno
incontro anche una capretta bianca.
Scendo poi in città con la cremagliera e vado a visitare il Bryggens Museum, un museo sulla storia di Bergen che,
anche se non molto ampio, contiene sia reperti preistorici che dell'epoca medioevale.
Vicino al museo c'è anche la cattedrale di Bergen, la Domkirke, che visito con piacere. Cammino poi di nuovo
lungo il pittoresco quartiere di Bryggen ed arrivo nel mercato del pesce, dove posso anche ammirare in
alcune vasche il gigantesco granchio reale, che ha un diametro di circa un metro.
Pranzo in un ristorante interno del mercato, con una zuppa di pesce e un bicchiere di vino bianco. Finito il pranzo
vado a visitare uno dei quattro musei KODE, per i quali si paga un unico biglietto. Inizio con il KODE 3,
dove sono presenti molte opere di pittori norvegesi ed anche di altri paesi. Scopro che mi piacciono molto i quadri
di Christian Krohg.
Uscendo guardo la ricevuta del ristorante e mi rendo conto che mi hanno fatto pagare per sbaglio solo il vino. Visto
che sono affetto da onestà patologica, ritorno al ristorante e pago anche la zuppa di pesce che si erano dimenticati
di addebitarmi. Le cameriere sono commosse, anche perché sicuramente ci avrebbero rimesso di tasca loro.
Sbaglio poi numero di museo e finisco nel KODE 4, che contiene al momento una sola opera d'arte contemporanea:
un enorme albero sintetico e bianco, circondato da dozzine di lampadine che lampeggiano in modo asincrono. Non chiedetemi
il significato di tutto ciò...
Raggiungo poi il museo che volevo vedere, il KODE 2, dove trovo molta arte del Novecento, la mia preferita, tra
cui persino dei Picasso e dei Monet.
Finita ormai la visita di Bergen, non restava che tornare nel vicino hotel, prendere il valigione lasciato in deposito
ed andare in uno dei moli del porto, quello da cui sarebbe partita la nave Hurtigruten. Quando arrivo ci sono già
molti altri turisti in attesa e devo fare la fila per il check-in, poi entro in una sala dove ci vengono illustrate
le norme di sicurezza da seguire a bordo della nave. Si prosegue per un mini rinfresco e quindi si può finalmente salire
a bordo. Dalla poppa della nave posso vedere la città da una prospettiva diversa ed affascinante.
Dopo circa un'ora vengono rese disponibili le cabine e di fronte alla mia trovo la valigia che avevo consegnato al
check-in.
Poco dppo viene annunciato che è pronta la cena a buffet, per cui vado a cenare e cerco anche di capire la struttura
della nave, che prevede al ponte 4 la reception, il ristorante, un negozio di souvenir, le sale conferenza, un bar e
dei lunghi corridoi con tavoli e poltrone, dove sedersi ed ammirare il panorama da ampie vetrate.
Alle 20.30 l'Hurtigruten suona la sua sirena dalla tonalità molto bassa e salpa, mentre sono nella poppa scoperta
sul ponte 7. Bergen si allontana pian piano e di fronte a noi c'è il mare aperto. Sto navigando finalmente nel
Mare di Norvegia!
Poco dopo scendo sul ponte 5, dove, oltre a molte cabine, c'è un corridoio esterno che percorre tutto il perimetro della
nave. Ed è così che, dalla prua, assisto al passaggio della nave sotto un lungo ponte che collega due isole.
Più tardi, scendo nella mia cabina al ponte 3 e dormo tranquillamente, anche perché il mare è calmissimo e
la nave sembra ferma.
Al mattino vado a fare colazione nel ristorante del ponte 4 e trovo una lunga fila. Dopo una bella colazione,
vado sul ponte 7 a vedere il panorama. Il tempo è così bello che molti viaggiatori sono in maniche di camicia.
Prima delle 10 la nave fa una breve sosta ad Ålesund, per cui ovviamente non scendo a terra, e subito
dopo imbocca il lunghissimo Geirangerfjord. Questo fiordo è davvero molto profondo e ci vuole molto tempo
per arrivare al suo estremo, mentre si passa tra montagne a picco sul mare, coperte di neve nella parte
superiore e con molte cascate formate dallo scioglimento dei ghiacci. Uno spettacolo davvero molto bello!
Arrivati alla cittadina di Geiranger, l'Hurtigruten inverte la rotta. A metà giornata, visto che ho
pagato la mezza pensione (colazione e cena), mangio qualcosa nel bar della nave.
Verso le 19 la nave torna ad Ålesund, questa volta per una sosta di un'ora. Posso quindi scendere a
terra e visitare brevemente questa bella città, che, dopo essere stata completamente distrutta da un incendio
nel 1904, fu ricostruita in pietra e mattoni, in stile Jugendstil (o Art Nouveau), da architetti norvegesi
che si ispirarono alle città dell'Europa centrale, soprattutto a quelle tedesche.
La città sorge su varie isole collegate da ponti ed è stata davvero piacevole da vedere. A un certo punto mi rendo
conto che non ho molto tempo per tornare alla nave e quindi mi affretto nel cammino, anche perché ci avevano detto
che i ritardatari vengono attesi al massimo per 5 minuti, sempre se il comandante è d'accordo, dopo di che
vengono lasciati a terra 😀
Arrivo in orario alla nave, assisto alla partenza da Ålesund e poco dopo è ora di cena, che questa volta
è a menu, con un cameriere che mi porta i piatti. Il pasto consiste di un antipasto, una portata principale
e un dessert, ognuno a scelta tra tre o quattro possibilità.
In tarda serata la nave fa una nuova sosta a Molde. Avendo davvero poco tempo a disposizione, scendo
e faccio qualche foto nella zona del porto, poi risalgo, vedo per un po' i panorami dal ponte 7, vado al bar
per un gin & tonic ed infine vado nella mia cabina a dormire.
Solita colazione mattutina sul ponte 4, questa volta senza alcuna fila. Poi poco prima delle 10 la nave
arriva a Trondheim, dove rimarrà per oltre 3 ore. Scendo quindi a terra, deciso a prendere un autobus
per arrivare al grande duomo della città. Arrivo alla fermata, ma non vedo gente e non so niente sui tempi di attesa,
quando un taxi mi passa davanti. Lo fermo e lo uso per arrivare in pochi minuti al Nidarosdomen,
la grande e bella cattedrale della città. La cosa strana è che l'autista, un omone biondo chiaro, quando scopre che
sono italiano mi dice che vent'anni fa giocava al calcio e che ha giocato anche nel Milan. Possibile?
Decido di non approfondire, ma forse avrei dovuto fare qualche domanda, perché si tratta di una coincidenza
davvero incredibile.
Nidaros è il vecchio nome di Trondheim e il Nidarosdomen ha una bellissima facciata e un interno maestoso.
È in stile romanico e gotico e contiene anche due grandi organi. Ho comprato un biglietto combinato
per vedere l'interno della cattedrale, il palazzo vescovile, il museo storico e la cripta dei gioielli della
corona. Tutti i tre musei sono di dimensioni ridotte, ma sono davvero molto interessanti e nella cripta ho
potuto ammirare la corona dei re di Norvegia, tempestata di pietre preziose.
Dopo la cattedrale, passeggio un po' per la città e raggiungo la sua piazza centrale, il Torvet, che
è davvero molto ampia e con obelisco centrale, sormontato da una statua. Dopo altro cammino, vedo che sono
stanco e manca ancora molto al porto, per cui prendo un altro taxi e rientro sulla nave con un certo anticipo.
Vado poi a fare un altro pranzetto al bar di bordo, provando questa volta il più tipico panino norvegese,
pieno di gamberetti, maionese e altre salse e verdure. Prendo anche una kanelsnurr, la tipica brioche
tonda dolce e alla cannella, molto grande e sostanziosa, bevendo anche un bel caffè lungo.
Nel pomeriggio passo un po' di tempo nella terrazza panoramica a poppa ed a un certo punto viene dato qui
un piccolo party. Ci vengono offerti degli stuzzichini al prosciutto, con i quali ho l'occasione di bere
un bicchierino di Akvavit (distillato prodotto con grano e patate) del nord della Norvegia.
Va detto che tutti i tempi non qui descritti, li ho in genere passati sulla poppa a guardare il panorama,
fatto di isole grandi e piccole (ce ne sono letteralmente decine di migliaia), fiordi, montagne innevate,
ponti, città grandi e piccolissime e case così sperdute che ti chiedi come facciano a viverci, specie
quando qui la notte non finisce mai. Uno dei più bei percorsi che io abbia mai fatto, di una bellezza che
toglie il fiato.
Dopo le 20 vado a cena nel ristorante ed in tarda serata la nave fa una breve sosta a Rørvik.
Assisto dalla poppa all'arrivo ed alla partenza, facendo anche delle foto a questa città davvero piccola.
Vado infine nella mia cabina sul ponte 3, per dormire.
Sul televisore della cabina ci sono solo canali norvegesi o quelli della nave, con il
programma del giorno, le escursioni disponibili ed altre informazioni utili. C'è poi un canale collegato
con la telecamera di prua della nave e un altro che mostra la posizione GPS della nave su una cartina geografica.
Guardando questa mappa avevo capito che questa mattina avremmo attraversato il Circolo Polare Artico, ovvero
la latitudine nord di 66°33'49", oltre la quale diventa possibile il sole di mezzanotte, il
sole che non tramonta mai.
Mi sveglio così prima del solito, faccio colazione e vado subito dopo sulla piattaforma del ponte 7, dove
intorno alle 8.15 la nave attraversa il circolo polare artico, marcato da un monumento a forma di
globo su una piccola isola che costeggiamo. La nave suona la sirena e siamo tutti felici di essere ora
ufficialmente nella zona artica.
Più tardi la nave fa una breve sosta ad Ørnes e viene annunciato dai team leader
delle escursioni, un uomo ed una donna sui 35 anni, entrambi tedeschi ed entrambi molto simpatici,
che ci sarà una originale cerimonia per il passaggio del circolo polare. Quando ci ritroviamo sulla
solita piattaforma, arriva Njörðr, il dio vichingo del mare che ci dà il benvenuto
nella zona polare ed offre il battesimo del gelo a chiunque lo desideri.
Lo faccio anche io ed il battesimo consiste nel farsi versare cubetti di ghiaccio sulla testa
e lungo la schiena, sotto i vestiti 😀. Bevo anche un bicchierino ed una coppa di champagne.
Ci vuole davvero!
Verso le 11.30 lascio la mia cabina, visto che dovrò sbarcare in serata, e metto la mia valigia
grande nel deposito bagagli.
Verso le 13 la nave arriva a Bodø, dove farà sosta per circa due ore, quanto basta per
una passeggiata nella città, una visita alla sua Domkirke ed una al museo Nordland, che
però trovo chiuso per ristrutturazione.
Nel pomeriggio seguo una conferenza, tenuta dalla ragazza tedesca, sulle esplorazioni polari,
specie quelle dei norvegesi Fridtjof Nansen e Roald Amundsen, quest'ultimo primo uomo
a raggiungere il Polo Sud.
Verso sera la nave fa una breve sosta a Stamsund e scendo per pochi minuti per fare foto
vicino al porto. Questo è il primo contatto con le isole Lofoten, che visiterò nei
prossimi giorni.
Verso le 21.30 la nave arriva a Svolvær, sull'isola di Austvågøya
e sbarco definitivamente. Vado nel mio hotel, poco distante, e poi esco a fare una passeggiata,
sotto un sole accecante. Compro dell'acqua e un caffè in un piccolo pub, gestito da una signora bionda e
sorridente. Come ho già scoperto, i norvegesi sanno essere a volte molto gioviali ed estroversi.
Poi torno in hotel per dormire, nonostante la luce che comunque filtra dalle tende.
Esco dall'hotel verso le 8 e faccio colazione in un bel bar vicino al porto. Più tardi
raggiungo la sede della società di noleggio auto dove ho prenotato una vettura. Avevo
scelto una Volkswagen ID.3, un'auto elettrica, ma siccome non ne hanno disponibili,
mi danno senza sovrapprezzo una bellissima Polestar 2, anche questa elettrica.
Torno con l'auto vicino l'hotel, carico la valigia grande nel bagagliaio e parto alla
scoperta delle isole Lofoten!.
La prima tappa è a pochi chilometri: visito la Vågan Kirke, che si trova vicino
Kabelvåg. Posso vedere solo dall'esterno questa che è la più grande costruzione
in legno della Norvegia settentrionale. La chiesa può contenere 1200 persone ed è anche chiamata
per questo la cattedrale delle Lofoten.
Mi sposto poi nella vicina Kabelvåg ed in particolare nella zona chiamata Storvågan,
dove con un unico biglietto si possono visitare tre attrazioni. Inizio con il Lofotakvariet,
un acquario ben organizzato dove posso vedere molta fauna acquatica locale, dai merluzzi alle foche.
Proseguo con la Galleri Espolin, una simpatica pinacoteca dedicata alle opere del più noto
pittore locale, Kaare Espolin Johnson.
Vedo infine il Lofotmuseet, un museo suddiviso in varie abitazioni in legno, che racconta
quale fosse il modo di vivere e di pescare in questa zona.
Torno poi all'automobile e raggiungo dopo circa 20 km la cittadina di Henningsvær,
che si estende su varie piccole isole collegate da ponti. Passeggio in giro, faccio foto e
pranzo in un bel ristorante con vista sulla zona più bella.
Poi riparto e dopo alcuni km riprendo la E10, la superstrada che percorre tutte le isole
Lofoten. Un grande ponte mi fa arrivare nell'isola di Vestvågøy ed
arrivo così al Lofotr Vikingmuseum, un museo dedicato ai vichinghi. Il museo è
interessante e volendo si possono mangiare cibi cotti alla maniera vichinga. Poi, con una
lunga passeggiata, si può raggiungere un lago dove si naviga per 20 minuti su una nave
vichinga, una cosa che mi è piaciuta davvero molto.
Proseguo quindi verso sud ed arrivo a Leknes, una città dall'aspetto moderno. Entro
nella mia stanza hotel e poi esco per cenare, scoprendo che il cameriere che mi sta servendo
il pasto è italiano anche lui. Poi porto l'auto in una vicina stazione di ricarica, anche se
forse non sarebbe necessario. La colonnina fornisce fino a 180 kW, anche se la Polestar ne
accetta al massimo 50. Durante i 15 minuti di ricarica, visito un vicino supermercato.
Lascio al mattino Leknes e poco dopo anche la sua isola. Con un lungo
ponte entro nell'isola Flakstadøya ed i panorami diventano sempre più
suggestivi, mentre le strade si fanno più strette. Mi fermo in vari punti per fare
foto e video, in genere in compagnia di altri turisti in auto o camper che si sono fermati
nello stesso punto. L'aria è fresca e tersa, il cielo è sereno, i prati sono in fiore
e c'è neve sui monti. Qualcosa di assolutamente meraviglioso.
Uno dei punti panoramici in cui mi fermo è Morpheusstranda, la spiaggia di Morfeo,
tutta scura e che progressivamente si schiarisce ed arriva al mare, al centro di un'ampia baia.
Dopo un po' supero un altro ponte ed entro nella più sudoccidentale delle isole Lofoten, almeno
quelle raggiungibili su strada, ovvero Moskenesøya. Mi fermo inizialmente su una
piccola isola, Hamnøy, che funziona interamente come un albergo diffuso, con una
reception unica e molti rorbuer (le tipiche case di legno su palafitte) affittabili dai
turisti.
Proseguo poi per Sakrysøya, dove mi fermo a pranzare in un ristorante tipico e
descritto nelle guide turistiche. Qui vendono molti prodotti tipici delle Lofoten, come stoccafissi,
marmellate, merluzzi, ecc. Faccio un bel pranzetto all'esterno, vista fiordo, e poi proseguo.
Arrivo poi all'ultima città abitata delle isole, un villaggio dal nome molto corto, una sola lettera:
Å. Per questo motivo viene normalmente chiamato in modo esteso come Å i Lofoten.
C'è qui un museo che si estende su vari edifici in legno ed è molto piacevole visitarli. Sui tetti
delle case sono allineati dozzine di nidi di gabbiani, evidentemente in piena stagione riproduttiva.
Ceno in un ristorante di Å, poi torno indietro per alcuni chilometri ed arrivo nel mio
hotel di Reine, decisamente originale per stile ed arredamento. Dalla finestra della mia
stanza ho un bel panorama sulla città e sul mare.
Mi sveglio presto al mattino e faccio una lunga passeggiata, arrivando fino
al molo ed al faro di Reine. Poi lascio l'hotel e la città, iniziando a risalire le
Isole Lofoten.
Per prima cosa vado a vedere i ponti di Fredvang, spettacolari, che percorro fino
alla cittadina omonima, dove trovo un porticciolo, case private e ditte legate
all'industria della pesca.
Nuova sosta poco dopo alla Rambergstranda, la spiaggia di Ramberg. È molto
grande e fatta di sabbia bianca compatta, con un'acqua azzurra e limpida da farla
sembrare una spiaggia tropicale. Assolutamente spettacolare!
Arrivo poi alla chiesa di Flakstad, una grande chiesa in legno della Chiesa di Norvegia,
costruita inizialmente nel lontano XIII secolo. Ci sono autobus di turisti appena arrivati e
quindi molta gente che visita la chiesa.
Devio poi dalla stada principale ed arrivo a Nusfjord, un villaggio minuscolo
e pittoresco. Dopo averlo visitato mi fermo a pranzo nell'unico ristorante presente, per un
buonissimo fish & chips.
Decido poi di andare a vedere la spiaggia di Haukland, che è stata definita come la
più bella spiaggia di tutta la Norvegia. In effetti è molto bella, ampia e al centro di una
baia circondata da monti. Un'altra vista davvero spettacolare, anche se la strada per arrivare
qui non è stata molto agevole.
Non restava che tornare a Svolvær, per restituire l'automobile affittata e prendere di
nuovo la nave. Appena arrivo in città vado in una stazione di ricarica Eviny e ricarico la
vettura al 90%, che è il livello a cui mi era stata consegnata.
Riconsegno poi la vettura, prendo le mie valigie e, visto che la nave arriverà verso le 21.30,
ho tutto il tempo per andare a cenare in un ristorante vicino al porto, ovviamente con del
buon pesce locale.
Quando la nave arriva, salgo subito a bordo, vado alla reception e quindi alla mia nuova cabina,
che questa volta è sul ponte 6, molto vicino alla poppa, per cui possono arrivare molto rapidamente
sulla piattaforma osservativa del ponte 7, dove passo del tempo ad osservare lo spettacolo del
percorso attraverso le isole.
È da qui che assisto al percorso all'interno del Trollfjord, un fiordo lungo e stretto
e quindi molto spettacolare.
Al mattino faccio colazione sulla nave. Nel primo pomeriggio la nave fa sosta a
Tromsø, dove rimane per oltre 3 ore.
Scendo quindi a terra, prendo un autobus e raggiungo attraverso un lungo ponte la cattedrale
dell'Artico, dalle forme moderne. Visito anche l'interno della orignale cattedrale, poi prendo di
nuovo l'autobus e ritorno nel centro città.
Qui visito il Museo Polare, piccolo ma molto interessante. Altra corsa in bus ed arrivo poi
a Polaria, che è l'acquario della città. Anche questa è una visita interessante, dopo la
quale torno in centro e passeggio un po', fino ad arrivare alla Tromsø Domkirke,
il vecchio duomo della città, davvero molto bello.
Torno quindi a piedi nel vicino porto e rientro sulla nave, che riparte in orario.
Ceno nel ristorante della nave e poi torno nella mia cabina, dove vedo su uno dei canali presenti
nel televisore, la posizione GPS della nave sulla mappa. Usando una app del cellulare calcolo
quindi la mezzanotte locale per la longitudine in cui si troverà la nave, per poter osservare
il sole nel suo punto più basso a nord, ma ancora sopra l'orizzonte. Viene fuori che il
momento sarà intorno alle ore 0:33. Mi preparo quindi ad andare sul ponte verso mezzanotte,
vestito in modo adeguato.
Salgo sul ponte 7 a mezzanotte ed ho la fortuna che il cielo sia quasi tutto
sereno e che la nave non stia passando tra due isole montuose, come succede per gran parte del tempo.
L'orizzonte a nord è quindi libero ed il sole è ben visibile. Faccio quindi tante foto e dei
video al sole, nel momento in cui si trova esattamente a nord, nel suo punto più basso. È
un momento davvero emozionante!
Al mattino faccio colazione come al solito nel ristorante della nave.
Verso le undici la nave attracca ad Honningsvåg, cittadina di soli 3000 abitanti
nell'isola di Magerøya, la più settentrionale della Norvegia continentale.
Vado in hotel e lascio in deposito la valigia grande, poi passeggio per la città, sotto una
leggera pioggia, per arrivare infine in un bel ristorante tradizionale,
dove si sale attraverso una scala di legno, materiale con cui è costruito tutto l'edificio.
I camerieri sono molto gentili e il cibo è davverp buono, in un ambiente familiare con
tavoli di legno e vista panoramica sul porto.
Vado poi a visitare il vicino Nordkappmuseet, un interessante museo dedicato alla
vita nelle regioni polari ed alla storia di queste zone. Scopro così che molte città
della Norvegia settentrionale furono rase al suolo dai bombardamenti tedeschi, all'inizio
della seconda guerra mondiale.
Più tardi torno in hotel e prendo possesso della mia stanza. Sono così stanco che decido
di riposare per un'ora. Quando mi sveglio scopro che ho dormito per quattro ore...
Passeggio di nuovo per la città e cerco un posto dove cenare. Cambio ristorante, ma
nel nuovo si danno le arie e non mi danno un tavolo, dicendo che hanno tutto prenotato,
anche se le sale appaiono tutte vuote. Vai a sapere.
Così torno dove avevo pranzato e mi trovo di nuovo molto bene. Ad un certo punto
un'agitazione invade il ristorante e tutti si avvicinano alle grandi finestre. Scopro
che una balena è stata avvistata nel porto! Purtroppo non faccio in tempo a vederla,
ma più tardi riuscirò a riprendere qualcosa con la telecamera, mentre la balena si trova
vicina all'uscita del porto e sta andando via.
Dopo la cena torno in hotel e mi vesto più pesante per il tour di mezzanotte a Capo Nord
che avevo prenotato. Il tour parte alle ore 22 e l'autista del nostro autobus è una giovane
ragazza dai capelli rossi, che ci guida con maestria attraverso i circa 30 km che separano
Honningsvåg da Capo Nord.
Il bus effettua un paio di soste per farci fare fotografie in punti molto panoramici ed anche
una sosta presso una famiglia Sami. I Sami, che noi chiamiamo anche Lapponi sono
una popolazione eurasiatica che vive da tempi immemorabili nel nord della Scandinavia.
Sono allevatori di renne e quindi ho l'occasione di vedere alcune renne da vicino,
con una che mangia licheni in una mangiatoia.
Verso le ore 23 arriviamo a Nordkapp, ovvero Capo Nord, dove è stata costruita
una stuttura nella roccia, di vari piani. Vado subito al piano -2, dove c'è l'ufficio postale.
Spedisco una serie di cartoline con lo speciale annullo di Capo Nord e compro anche il
certificato che dice che io, oggi, sono stato qui.
Vado poi al piano -3, dove c'è la Cave of Light, con effetti visivi che ricordano
le stagioni in questo luogo, ed un cinema, dove vedo un documentario di 15 minuti su Capo Nord.
Risalgo al piano superiore e compro ricordini nel grande negozio, poi esco all'aperto per
raggiungere il famoso monumento e forma di sfera terrestre che si trova sull'orlo della
scogliera. È sereno anche adesso e vedo di nuovo il sole di mezzanotte verso nord.
Verso le 0:30 l'autobus riparte e per l'una di notte sono di nuovo ad Honningsvåg, dove
vado in hotel a dormire.
Faccio colazione al mattino in hotel, preparo i bagagli ed esco in tarda
mattinata, dopo aver acquistato online il biglietto d'autobus fino ad Alta.
Raggiungo la piazzetta vicino al porto ed attendo l'autobus 62, che passa in orario. Carico i bagagli
e mi siedo nei comodi sedili, notando che a bordo ci sono ben pochi passeggeri. Per fare i circa
200 km il bus impiega oltre 3 ore e ad un certo punto, a Oldfjord, bisogna passare su un
diverso autobus della stessa linea.
Quando arrivo ad Alta vado subito in hotel ed esco poco tempo dopo, per prendere un nuovo
bus, locale questa volta, ed arrivare all'Alta Museum, che fa parte del
Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Il museo ha una parte interna, con reperti molto
interessanti, ma la parte migliore è all'aperto, un percorso totale di circa 3 km nei boschi,
dove sono presenti centinaia di incisioni rupestri degli uomini preistorici, le più
antiche delle quali risalgono ad oltre 6200 anni fa.
Visito tutto il museo, poi torno alla fermata del bus, ma l'attesa si prolunga e sono a circa 4 km
dalla città. Ad un certo punto arriva una giovane coppia di ritorno da una escursione nei boschi e
chiedo loro informazioni. Mi dicono che qui gli autobus non sono molto puntuali e poco dopo
mi offrono un passaggio, visto che tornano in città anche loro. Durante il tragitto chiacchieriamo
molto in inglese e sono molto curiosi dell'Italia.
Mi accompagnano non molto lontano dal mio hotel e vado a cenare in un vicino ristorante, dove
provo il boknafisk, piatto tradizionale con merluzzo, bacon, verdure e varie salse, compreso
il tipico formaggio marrone norvegese, il brunost. Tutto molto buono e la cameriera parla
un perfetto italiano. Lei dice di essere norvegese, ma secondo me è uno dei tanti italiani che
vengono qui a lavorare nella stagione turistica, a causa degli stipendi molto alti.
Torno poi nel mio hotel per dormire.
Oggi è l'ultimo giorno del viaggio e si tratta quindi soprattutto di tornare a casa.
Faccio un'ultima passeggiata per Alta, poi prendo l'autobus per l'aeroporto, che impiega appena
10 minuti.
È un piccolo aeroporto e quindi arrivo fin troppo presto. Attendo che arrivi l'aereo da Oslo,
in leggero ritardo, che è poi lo stesso su cui salgo subito dopo. Il volo da Alta ad Oslo
dura due ore ed arrivo con circa mezz'ora di ritardo. Per fortuna il volo successivo per Roma era
un'ora e 45 dopo, per cui ho comunque tutto il tempo per raggiungere il gate del secondo volo.
Parto poi per Roma, dove arrivo dopo oltre 3 ore di volo. Tutta Europa è coperta da uno strato
di nubi, per cui non vedo molto del paesaggio sottostante, solo un oceano bianco.
All'arrivo ci vogliono ben 45 minuti per l'attesa bagagli. Poi tento di prendere un taxi, ma c'è
una fila lunghissima, per cui prendo il treno diretto alla Stazione Tiburtina, dove prendo
un taxi.
Sono a casa, ma mi basta superare l'uscio per avere già nostalgia della Norvegia.
Sicuramente questo è uno dei più bei viaggi che io abbia fatto, per la spettacolarità dei paesaggi, la
bellezza delle città e dei villaggi e la spoglia maestosità delle zone artiche.
Un capitolo a parte è dato dal carattere dei norvegesi, con cui mi sono trovato subito in sintonia.
Sempre corretti, onesti e cortesi, precisi senza averne l'ossessione e all'occorrenza allegri ed espansivi,
quello norvegese è uno dei popoli più simpatici che io abbia mai incontrato. La loro gentilezza non è mai
affettazione, ma deriva dal loro alto livello di istruzione e sgorga sincera dal loro animo diretto e lineare.
Ed a volte sono stati così gentili con me, da farmi commuovere.
Insomma, una delle cose più belle del viaggio è stata la rilassatezza e tranquillità derivanti dal vivere
per due settimane in mezzo a persone oneste e corrette, che difficilmente cercano di fregarti. Se si compara
tutto ciò con l'abitudine al trucchetto disonesto delle nostre parti, si capisce subito la differenza.
Navigare lungo i fiordi, superare il circolo polare ed arrivare nel punto più settentrinale d'Europa, sono
stati altri momenti salienti del viaggio, con la grande emozione di vedere il sole a nord a mezzanotte, basso
sul mare.
Insomma, il consuntivo di questo viaggio è decisamente positivo, nonostante i costi importanti, soprattutto
quelli della navigazione sull'Hurtigruten. È un viaggio che consiglio davvero a tutti e che una volta
nella vita va assolutamente fatto. Poi la Norvegia mi è piaciuta così tanto, che non è escluso un mio
ritorno futuro da quelle parti, questa volta solo per vivere con calma la bellissima atmosfera delle città
nordiche.
Vinicio Coletti