Questa pagina contiene il diario del mio viaggio in Svizzera, Germania, Belgio, Lussemburgo e Francia, di giugno 2024
Dopo vari anni di viaggi tutti in automobile, seguiti dal bellissimo viaggio dell'anno scorso in
Norvegia, tutto aereo e nave, quest'anno ho deciso di
fare un lungo giro in Europa, tutto in treno. |
Mi sveglio prima che suoni la sveglia e, avendo tutto pronto, prendo valigia
e zaino ed esco. Con bus e metropolitana raggiungo la stazione Tiburtina e prendo un
treno Italo per Milano, dove arrivo 3 ore e mezza dopo.
Dopo neanche mezz'ora passo su un treno regionale svizzero, che passa la frontiera a Chiasso
e raggiunge poi Lugano, in circa un'ora.
La stazione di Lugano è situata in altura e per scendere in città è possibile usare un treno a
cremagliera, molto comodo. Vado subito in hotel, dove mi accolgono con l'omaggio di una tavoletta
di cioccolato, lascio la valigia ed esco dopo un breve riposo, per visitare la città.
Inizio con la cattedrale di San Lorenzo, molto bella e situata anche questa un po' in alto,
quindi con un panorama molto bello sull'ampio lago e la città. Proseguo poi per le viuzze del
centro storico e via Nassa, che è il viale dello shopping elegante. Alla fine sbuco
sul lungolago e visito la chiesa di Santa Maria degli Angioli, una chiesetta del
500 con degli affreschi molto interessanti, soprattutto quello di Bernardino Luini, che fu
discepolo di Leonardo da Vinci.
Poco distante c'è anche il grande complesso del MASI, il Museo d'arte della Svizzera
italiana, ma non ho messo in conto che oggi è lunedì e quindi è chiuso...
Faccio foto e video in riva al lago e poi lo risalgo verso il centro storico e la sua
piazza principale, Piazza della Riforma, dove mi riposo un po' in un bar, bevendo uno
spritz. Arrivo poi al Parco Ciani, che è il giardino pubblico di Lugano, in riva al
lago. Passeggio e mi fermo su una panchina, facendo varie foto.
Ormai è sera, così ritorno verso la piazza centrale e vado a cenare in un ristorante ticinese,
provando così il mio primo rösti, piatto tipicamente svizzero, una specie di
timballo di patate fatto in forno e con altri elementi aggiunti, a seconda di come lo si fa.
Torno quindi in hotel per dormire.
Mi sveglio abbastanza presto da solo, faccio colazione in hotel e poi
esco per una passeggiata mattutina a Lugano, che comprende anche qualche piccolo acquisto.
Verso le 10 torno in hotel, faccio il check-out e prendo di nuovo il treno a cremagliera per
salire alla stazione ferroviaria. Da notare che se si è ospiti di un hotel in Svizzera, si ha
diritto ad un biglietto digitale (o stampato) che permette di circolare liberamente su tutto
il trasporto pubblico locale, per cui il treno a cremagliera non mi costa nulla.
Prendo un treno per Lucerna (Luzern) ed arrivo dopo un paio d'ore, attraversando
il lunghissimo tunnel del San Gottardo e meravigliosi panorami alpini.
Una cosa che mi colpisce subito è la dimensione della stazione di Luzern, davvero molto grande,
quasi esagerata per una città che in fondo non è grandissima. Attraverso un ponte ed arrivo
al mio hotel, che si trova proprio sul lungofiume. È magari un hotel un po' strano, che è
anche un pub e dove regna una simpatica confusione, ma mi danno una camera bellissima, che
si affaccia sul fiume e sulla principale attrazione di Luzern, il Kapellbrücke, il
ponte medioevale, coperto e in legno, che si staglia lì, proprio sotto la mia finestra!
Riposo un po', poi esco e raggiungo a piedi le Museggmauer, ovvero le vecchie mura di
cinta della città, ornate di merli, passaggi e grandi torri che è possibile visitare, gratis.
È stato molto bello vedere da lassù i tetti della città ed il grande Lago dei Quattro Cantoni,
di cui il fiume Reuss è l'emissario.
Vado poi a visitare il Löwendenkmal, il monumento del leone. È un leone morente
scolpito in una parete rocciosa, che commemora il sacrificio dei soldati svizzeri che furono
massacrati nel 1792 per difendere il re di Francia, Luigi XVI, durante la rivoluzione francese.
Davanti al monumento c'è un laghetto ed un piccolo parco, pieno di turisti di ogni parte del
mondo.
Ritorno poi verso l'hotel e cerco di cenare in un ristorante nei pressi, ma è tutto pieno
(così dicono), così mi allontano un po', attraverso un altro ponte coperto in
legno, con bellissime decorazioni, tutte dedicate ad un'epidemia di peste (!) e raggiungo
un ristorante tradizionale, segnalato nella guida turistica, dove faccio una bella
cena a base di specialità locali, annaffiate dall'immancabile birra.
Dopo essere tornato in hotel scendo nel loro pub e bevo qualcosa, chiacchierando un po'.
Abbastanza presto al mattino esco dal mio hotel di Luzern ed attraverso
il Kapellbrücke, il ponte in legno il cui ingresso è quasi di fronte l'hotel. A quest'ora
c'è poca gente e posso quindi fare foto e video senza problemi. Arrivato sul lato opposto del fiume
Reuss faccio colazione in una pasticceria e poi vedo che c'è un mercatino, dove ci sono anche degli
stand di prodotti tipici italiani, venduti da nostri connazionali. Proprio lì vicino c'è la
Jesuitenkirche, che posso osservare solo dall'esterno, perché è chiusa.
Finiti questi giri mattutini torno in hotel per il check-out e vado poi alla stazione ferroviaria,
dove prendo un treno per Zurigo (Zürich). Va detto che avevo acquistato tutti i
biglietti ferroviari online, prima di iniziare il viaggio.
Arrivato a Zurigo, la più grande città svizzera, uso il navigatore offline del telefonino per
raggiungere l'hotel, prenotato per due notti. In realtà in questo caso si tratta di un
appartamento dove si entra con un codice che mi è stato spedito questa mattina via SMS. La casa
non è lontanissima dalla stazione, ma un po' bisogna camminare ed il quartiere sembra abbastanza
popolare, anche se tutto sommato non pericoloso.
Il sistema per fornire la chiave magnetica però non funziona e sono costretto a
chiedere assistenza. Mi apre la donna delle pulizie dall'accento slavo, alle 15.30, mentre sta
ancora finendo di pulire la stanza...
Comunque la camera è molto grande, è arredata in modo moderno e c'è una cucina completa a
disposizione, con piano ad induzione, stoviglie, lavastoviglie, ecc. Mi riposo un po'
e poi esco alla scoperta di Zurigo, usando una fermata di tram non molto distante per
raggiungere in 5 minuti il centro storico.
Arrivo alla Kunsthaus, il principale museo d'arte di Zurigo e lo visito fino al
loro orario di chiusura. Ci sono molte opere sia classiche che moderne ed è stato molto bello
visitare questo museo fatto di ambienti moderni e pieni di luce. Poi, sempre in tram, vado
in Paradeplatz a vedere il famoso negozio di cioccolatini, Sprungli, e quindi entro
in un ristorante non troppo lontano.
Il ristorante è enorme ed è organizzato più o meno come una birreria tedesca. Ordino
birra e piatti tipici, conversando con i vicini di tavolata, come si usa in questi posti.
C'è una coppia del cantone Grigioni, che sa anche l'italiano, due turiste giapponesi
ed una ragazza sudamericana molto giovane, che sta girando l'Europa da sola.
Alla fine rientro nel mio appartamento zurighese e vado a dormire.
Mi sveglio abbastanza presto ed aspetto un po', perché tutti i luoghi da
visitare aprono non prima delle ore 10. Prendo il solito tram verso le 9.45 ed arrivo nel
centro storico, dove la città si estende sui due lati del fiume Limmat, emissario
del lago di Zurigo. Solo i quartieri più meridionali della città sono direttamente
sul lago.
Attraverso un bellissimo ponte ed arrivo nella Münsterhof, una grande piazza,
tutta circondata da antichi palazzi medioevali. Faccio colazione in un bar, con una fetta
di torta ed un cappuccino, che mi vengono serviti in modo impeccabile.
Subito dopo entro e visito la Fraumünster, il duomo di Zurigo, la cui prima
costruzione risale addirittura all'anno 853. È oggi una chiesa protestante e
questo significa, come vedrò molte altre volte in Svizzera, che non ci sono statue di santi
né dipinti di alcun genere. L'interno è austero e spoglio e manca persino il crocefisso, visto
che per i protestanti è importante soprattutto la lettura e la discussione dei testi sacri, fatta
dal pastore. Molto presenti, invece, i grandi mosaici di vetro, sempre molto belli. In questo
caso, poi, quelli del coro sono stati fatti dal pittore Marc Chagall.
Finita la visita della Fraumünster, percorro le pittoresche vie della Altstadt (la
città vecchia) e raggiungo la vicina Petrikirche. L'interno della chiesa è semplice,
ma questa chiesa ha un grande campanile che ospita il più largo orologio da torre d'Europa.
Faccio foto e video a chiesa e campanile e, all'interno, noto un pianoforte a coda tutto solo
e la tentazione è troppo forte: suono alcune battute di un pezzo che conosco. Poi una breve
passeggiata mi riporta sulla riva destra del Limmat, dove ho intenzione di pranzare. Questa volta
non leggo la guida né consulto Tripadvisor e mi affido solo al mio intuito. Il risultato è un bel
pranzo sul lungofiume, in un ristorante elegante e che alla fine non mi costa neanche troppo,
per gli standard svizzeri.
Dopo pranzo compro dei ricordini in un vicino negozio e poi procedo in salita fino alla vicina
piazza dove si trova la Grossmünster, una chiesa del '400 le cui torri gemelle
sono un po' l'icona della città. All'interno, come sempre, splendidi mosaici di vetro, questa
volta opera soprattutto dell'artista svizzero Augusto Giacometti.
Arrivato ormai a metà pomeriggio, faccio una piccola spesa alimentare per cenare in casa,
una volta tanto, e torno nell'appartamento con il solito tram. Mi riposo un po', guardo i tennisti
italiani in tv e ceno in casa.
Va detto che i primi giorni ho trovato abbastanza stancante muovermi molto a piedi per
visitare i vari luoghi e quindi una pausa ci voleva proprio. In seguito sono diventato
sempre più allenato ed al ritorno avevo delle gambe quasi da ciclista... 😀
Dopo la cena e un po' di tv, sono andato a dormire.
Lascio l'appartamento di Zurigo dove ho dormito due notti e, con il
solito tram, raggiungo la vicinissima stazione centrale, dove prendo un treno per
Berna (Bern/Berne). Il viaggio non dura molto e dopo circa un'ora e mezza sono
nella capitale della Svizzera.
Faccio il check-in in hotel, lascio la valigia ed esco quasi subito per visitare la città.
A due passi c'è la Bundesplatz, la piazza che ospita il Parlamento Federale
svizzero ed anche la sede della Banca Centrale. Da qui parte una
lunga strada verso est, Marktgasse, che è la principale arteria della città
vecchia.
I trasporti sono basati sui tram e la loro frequenza è così alta che in certe vie
è difficile fare una foto ad un monumento, senza un tram nell'inquadratura 😀
Il centro storico di Berna fa parte del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO e
lo percorro tutto, facendo foto alle famose fontane allegoriche, ognuna dedicata
ad un diverso tema. Molte di esse sono proprio lungo la Marktgasse o nelle vie che la
incrociano.
Quasi subito si arriva anche alla Zytglogge, una larga torre che ha su un lato un
grande orologio e sul lato opposto un secondo orologio che sormonta un orologio
astronomico. Questa torre è una delle icone della città.
A poca distanza c'è anche il Münster, la cattedrale di Berna del XV secolo, il cui
largo campanile è alto 100 metri, il più alto in Svizzera. La cattedrale ha anche
un bel portale scolpito, che rende ancora più suggestiva la sua imponente facciata,
mentre l'interno è austero, come si addice ad una chiesa protestante.
Man mano che si procede lungo la strada, il panorama urbanistico ed umano cambia molto,
passando dalla sobria eleganza delle zone centrali a bassi portici con il pavimento
sporchissimo, frequentati da una umanità non ben decodificabile.
Alla fine si arriva ad un ponte sul fiume Aare, dopo il quale si incontra, su
un lato del fiume, il parco degli orsi. Proprio così! Il nome della città deriva
infatti dal nome plurale bären (orsi, in tedesco) e quindi da sempre
l'orso è il simbolo e la mascotte della città.
In passato alcuni orsi erano ospitati in una fossa come quelle degli zoo, poi decisero
che bisognava farli vivere in modo più degno e quindi oggi alcuni orsi vivono in un
bosco di alcuni ettari sulle rive del fiume Aare.
Ovviamente ho percorso la strada pedonale che costeggia il parco e l'emozione è stata forte
quando ho visto un'orsa che andava ad abbeverarsi! Probabilmente è la più giovane,
Ursina, nata nel 2009.
Al ritorno stupidamente non ho preso un filobus ed ho rifatto a piedi tutta la strada fino
alla zona centrale, andando a cenare in un buon ristorante nei pressi del Parlamento,
anche perché altri posti affidabili non ne avevo visti, lungo la strada.
Bisogna dire che la grande variabilità di Berna mi ha colpito molto: dall'eleganza
ai posti malfamati, in poche centinaia di metri.
Sono poi tornato in hotel, stanco ma pronto ad affrontare domani una nuova tappa del viaggio.
Dopo la colazione nell'hotel di Berna, faccio una nuova passeggiata nel
centro e vedo che, proprio nella piazza del Parlamento, c'è un mercatino rionale di frutta,
verdura e fiori. Visito il mercatino, dove un italiano ha uno stand di salumi nostrani, poi
torno in hotel, faccio il check-out e raggiungo a piedi la vicina stazione ferroviaria.
Il treno questa volta mi porta a Ginevra (Genève), dove arrivo verso le 14. Vado subito
in hotel ed esco poco tempo dopo. Scendo i bei viali che portano verso il lago Lemano,
che è uno dei più grandi d'Europa.
Arrivo sul Quai du Mont-Blanc, un viale lungo il lago che è sicuramente così chiamato
perché quando la visibilità è buona, in lontananza si vede proprio il Monte Bianco. Guardo
ed in effetti è proprio lì, il Monte Bianco è perfettamente visibile all'orizzonte
e persino da qui si percepisce tutta la sua mole gigantesca.
Attraverso uno dei tanti ponti sul Rodano, il grande fiume che nasce proprio qui,
come emissario del lago Lemano, poi raggiungo una grande piazza, molto animata, ed inizio
a salire i vicoli e le scalinate del centro storico di Ginevra, che è fatto quasi a
gradoni, con vari livelli dove si trovano piazzette, fontane e stradine pittoresche.
Nella zona più alta c'è la cattedrale di Saint-Pierre, la cui prima costruzione
risale addirittura al quarto secolo e che nel XVI secolo ospitò per un periodo le
prediche di Giovanni Calvino, uno dei fautori della riforma protestante.
Dopo la visita della chiesa ritorno pian piano nella città bassa, notando sempre una grande
animazione nelle strade. Torno nella grande piazza vista prima e ceno in un ristorante
con tavoli all'aperto, gustando i filets de perche, un tipico piatto ginevrino,
filetti di pesce persico pescati nel lago Lemano. Noto anche una particolarità di Ginevra,
data dalla presenza di funzionari e diplomatici di ogni paese del mondo, per la presenza
in città della seconda sede ONU per importanza e di molte altre agenzie internazionali.
Così sento parlare russo ad un tavolo vicino, mentre due donne africane bellissime ed
eleganti pranzano da sole in altri tavoli. Ginevra è davvero speciale in molti aspetti.
Dopo cena uso uno dei tram che percorrono i bei viali della città e torno nel mio hotel
per la notte.
Esco abbastanza presto dal mio hotel di Ginevra e raggiungo di
nuovo il lungolago, dove arrivo alla fine di un molo, dove c'è anche un piccolo faro.
Ci sono anche i Bains des Paquis, un vero e proprio stabilimento balneare ed è
con mia sopresa che vedo delle persone nuotare nel lago. Oggi il cielo è coperto, c'è
una leggera foschia in lontananza e il monte Bianco non si vede più.
Nella stessa zona c'è il molo da cui partono le mouettes, le barche gialle che
attraversano il lago e che fanno parte dei trasporti urbani, quindi per me gratuite.
Chiacchiero un po' con una coppia di Parigi (a proposito: il francese lo parlo quasi come
l'italiano, per cui in una città come questa mi sento molto a mio agio), poi salgo sulla
barca, che in 5 minuti mi porta nella parte opposta della città, nella zona chiamata
Eaux-Vives.
Qui vado subito a vedere da vicino il famoso Jet d'Eau, un getto d'acqua
che parte dal lago e raggiunge 140 metri di altezza, mantenendo in ogni momento
7 tonnellate d'acqua sospese in aria. Fu costruito inizialmente per far scaricare la
pressione del sistema idrico che alimenta la città a partire dal lago, ma in seguito
è divenuto un'attrazione in sé e un simbolo della città. Mi avvicino fin dove si può
arrivare, a circa 10 metri dalla base del getto, e per fortuna il vento porta l'acqua
in ricaduta sul lago e non sul molo dove mi trovo io 😀
Dopo il getto, vado nel vicino Jardin Anglais, un parco sulla riva del lago, dove
la principale attrazione è l'Horloge Fleuri, un gigantesco orologio inserito
in una grande aiuola fiorita ed inclinata. Qui davanti è pieno di turisti che si fanno
selfie; uno di essi sono io.
Ormai è ora di pranzo e vado non troppo lontano, in un ristorante molto conosciuto e che
ha la caratteristica di servire solo carne. Non hanno neanche il menu e chiedono solo
il grado di cottura della carne. Arrivo che stanno aprendo e c'è una piccola fila di
clienti in attesa, che vengono poi presi in carico da una serie di cameriere bellissime
e sorridenti. Il servizio consiste in una grande insalata verde come antipasto e poi
due portate di carne e patate fritte, che arrivano distanziate nel tempo, più un
dessert finale. Niente da dire, la carne è tenerissima e i prezzi sono quelli della
Svizzera...
Finito di pranzare, prendo un tram nei pressi e raggiungo il Musée d'Ethnographie de
Genève. Il museo, ad ingresso gratuito, comprende due sale molto grandi, con reperti
provenienti da tutto il mondo e da tutte le culture. Davvero una visita molto interessante.
A questo punto prendo di nuovo il tram - ormai sono diventato un esperto delle linee di
Ginevra - e torno in hotel, per riposare un po'. Più tardi esco di nuovo, torno
nel molo delle barche e compro un biglietto per fare un tour sul lago di oltre un'ora.
Il giro è interessante, ma ad un certo punto inizia a piovere copiosamente, con tanto
di fulmini; chi era all'esterno si rifugia dentro la barca, che per fortuna è coperta.
Al ritorno al molo, scappo via sotto la pioggia (per fortuna ho un giubbotto impermeabile
con cappuccio) e mi rifugio in un vicino ristorante, dove ceno.
Alla fine della cena non piove quasi più e posso quindi tornare senza problemi in hotel,
per la mia seconda ed ultima notte a Ginevra.
Al mattino esco dall'hotel di Ginevra e vado nel vicino centro
commerciale Manor, per qualche piccolo acquisto. Faccio anche colazione in un bel
bar, quindi torno in hotel, faccio il check-out e raggiungo la vicina stazione
ferroviaria, dove vado al binario da cui partirà il treno che mi riporterà a Berna.
Mentre sono lì noto qualcosa di strano nei cartelli, così scendo di nuovo per vedere il
tabellone delle partenze e vedo che il numero di binario è cambiato! Raggiungo rapidamente
il nuovo binario ed entro nel treno, che parte in orario.
Arrivato a Berna, passo su un nuovo treno che parte appena 12 minuti dopo. Questo tipo di
coincidenze penso siano possibilli solo in Svizzera...
Alla fine arrivo a Basilea (Basel/Bâle) e raggiungo con una lunga passeggiata
il mio hotel. Mi danno una camera che non è stata preparata e così, un po' arrabbiato, scendo
e me la faccio cambiare. Poi non funziona il codice per il WiFi e devo scendere di nuovo per
farmi dare quello giusto...
Riposo un po', poi esco e raggiungo con un tram la zona centrale, dove vado a visitare il
Münster, la cattedrale di Basilea. Enorme e di un colore rosso mattone all'esterno,
ha il solito interno austero delle chiese calviniste, mitigato dalle bellissime vetrate colorate.
La cattedrale è in una zona alta della città e poco lontano c'è un bellissimo panorama
sul fiume Reno e su tutta la città moderna, la zona nord, chiamata anche Klein Basel
(la piccola Basilea), mentre la zona storica è chiamata Gross Basel (la grande Basilea).
Arrivo sul fiume e attraverso un ponte, per poi bere una variante locale dello spritz in un bar
situato sul lungofiume. Converso un po' in francese con una coppia di mezza età, scoprendo così
che, pur trovandosi nella Svizzera tedesca, a Basilea la lingua più usata sembra essere il francese. La
città d'altra parte è vicina a due confini e sia la Germania che la Francia sono a pochissimi km di distanza,
in pratica basta uscire dalla città verso nord o ovest.
Torno poi nel centro storico riattraversando il Reno e vado a visitare il Rote Rathaus, il
municipio rosso, così chiamato per il suo colore peculiare. Nel cortile interno sono presenti statue
e decorazioni, per cui è molto interessante da vedere.
Raggiungo poi un vicino ristorante di quelli che piacciono a me, elegante e situato all'interno di un
palazzo nobiliare (odio invece le osterie). La cena è decisamente buona ed il costo purtroppo è svizzero.
Prendo poi un tram nella piazza del municipio e ritorno al mio hotel per la notte.
Oggi è arrivato il momento di lasciare la Svizzera, dove sono rimasto 8 giorni.
Faccio colazione in hotel, poi prendo un tram e raggiungo la stazione centrale, dove prendo
un treno tedesco, della Deutsche Ban, questa volta in prima classe.
La frontiera con la Germania viene superata qualche minuto dopo la partenza ed in
circa 4 ore raggiungo Colonia (Köln).
Già prima di uscire dalla stazione si rimane a bocca aperta, perché dalle vetrate appare
l'enorme mole della Cattedrale di Colonia, che si trova proprio lì davanti.
Ho un po' di tempo prima di poter entrare in hotel e così pranzo in una birreria poco distante,
che risulta di livello medio e prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli svizzeri. Poi
raggiungo il mio hotel, che è quasi sul lungofiume, dove mi danno una stanza che in realtà è
una piccola suite.
Riposo un po', poi esco e vado a visitare con calma la cattedrale, che fa parte del
Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. La facciata principale è rivolta ad ovest ed è
talmente imponente da intimorire. Sono anche molto belli i lati nord e sud, pieni di guglie,
finestre e statue. Anche l'interno è molto bello, con vetrate, decorazioni, statue e dipinti,
visto che questa non è certo una chiesa protestante, ma cattolica.
Faccio molte foto e video fuori e dentro la cattedrale, poi faccio una lunga passeggiata
fino ai ponti sul fiume Reno, che qui è davvero molto largo. Ho ricordato solo dopo
che avevo preventivato di spostarmi anche in una zona leggermente più meridionale, per
vedere altre chiese e trovare dei buoni ristoranti, ma oggi mi sento abbastanza stanco e
quindi cerco di cenare nel vicino ristorante annesso ad un museo. I camerieri fanno però finta di
non vedermi, neanche quando mi rivolgo direttamente a loro. Vado via e ceno in un altro
locale sul lungofiume, per andare poi in un pub irlandese a passare un po' di tempo e bere
qualche drink.
Torno infine in hotel e vado a dormire.
Faccio colazione in hotel, poi esco con il grosso trolley e raggiungo
la stazione ferroviaria, dove prendo un treno per Bruxelles. Quindi, dopo un solo
giorno in Germania, la lascio subito per entrare invece nel Belgio.
A Bruxelles cambio treno ed arrivo infine ad Anversa (Antwerpen/Anvers).
Questa è la zona settentrionale del Belgio, le Fiandre, dove la lingua principale
è il fiammingo, quasi identico all'olandese.
Già la stazione di Anversa è quasi un monumento in sé, perché alcune zone hanno uno stile
sontuoso ed ottocentesco, con scalinate, lampadari ed ambienti molto belli. Raggiungo il
mio hotel camminando un po' e riposo un po' nella mia camera.
Più tardi esco e, passeggiando per la città, che risulta ben ordinata e piacevole, raggiungo
la Onze-Lieve-Vrouwekathedraal (Cattedrale di Nostra Signora), che però ha già
chiuso (qui chiude quasi tutto alle ore 17 o al massimo alle 18), per cui faccio foto e video
solo all'esterno, con l'imponente facciata avente due alti campanili asimmetrici, di cui il più alto
si vede in un'ampia zona della città.
Le vie circostanti sono piene di negozi e ristoranti e passeggio fino al fiume Schelde,
sulle cui rive c'è anche un piccolo castello. Anversa è il quarto porto più grande del mondo,
ma questa zona è molto tranquilla, perché gli impianti portuali sono a qualche km dalla città.
Torno nella zona della cattedrale e vado a cenare in un ristorante citato dalla guida, che ha la
caratteristica di essere pieno di statue di santi e madonne, ma anche con un chitarrista
che suona e canta jazz, Caetano Veloso ed i Santana 😀
La cena è molto buona e la lista delle birre nel menu è molto più lunga della lista delle
pietanze! Ne scelgo un tipo locale, la De Koninck, con l'approvazione della cameriera 😀
Ormai inizio a capire il sistema dei trasporti locali, per cui per tornare in hotel dopo la cena cammino
fino a Groenplaats e qui prendo la metropolitana fino al mio hotel. In realtà la
chiamano premetro e sono in pratica dei tram che viaggiano sottoterra. Ma la differenza
rispetto ad una vera metropolitana è minima, si notano solo i vagoni leggermente più stretti.
Arrivato in hotel, sbrigo le solite faccende serali (backup delle foto, trasferimento dei video sul PC,
ricarica di tutte le apparecchiature e scrittura del diario del giorno) e poi vado a letto.
Faccio colazione verso le 9 nel mio hotel di Anversa, poi esco e prendo
la premetro fino a Groenplaats, da dove proseguo a piedi fino al Museo Plantin-Moretus.
Il museo è dedicato a Christophe Plantin ed al suo genero Jan Moretus, che furono tra i primi
editori della storia, con le macchine a caratteri mobili inventate da Gutenberg. Il museo contiene
molti esemplari dei primi libri stampati ed anche i torchi da stampa ed i caratteri mobili. Il museo
è così importante dal punto di vista storico che fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.
In una delle sale un'addetta mostrava ai visitatori il funzionamento di una delle macchine e nel mio
caso ha stampato davanti ai miei occhi un poema composto da Plantin e poi me lo ha regalato!
Probabilmente è il più bel souvenir di questo viaggio.
Torno poi a Groenplaats e questa volta faccio una serie di foto sia alla piazza che al monumento
dedicato al pittore Peter Paul Rubens, sicuramente il più importante della notevole
scuola fiamminga che si sviluppò dal XV al XVII secolo.
Pranzo proprio in questa piazza, gustando quello che a quanto pare è il piatto belga più tipico,
moules frites, ovvero cozze e patate fritte.
Vado poi nella vicina piazza della cattedrale e questa volta posso visitare tutto l'interno della
Onze-Lieve, facendo in seguito anche nuove foto alla mastodontica facciata, dove spiccano
i due campanili di diversa altezza, con quello a sinistra davvero altissimo. La chiesa è cattolica,
come fu Anversa per molti secoli, anche perché le Fiandre e una parte dell'Olanda erano un dominio spagnolo.
Passo poi nella vicina piazza del Municipio, dove il bellissimo Stadhuis ne riempie un
lato, mentre al centro svetta la fontana di Brabo, che si riferisce al mito sulla
fondazione di Anversa.
Narra la leggenda che ci fosse il gigante Druon Antigoon che taglieggiava i viaggiatori, così il
legionario romano Silvius Brabo lo uccise, gli tagliò una mano e la gettò nel fiume.
Da questo "hand werpen" (lancio della mano, in fiammingo) avrebbe preso nome Antwerpen,
cioè Anversa.
Raggiungo poi, con i tram, il Museo Mayer van der Bergh, che contiene una interessante
collezione d'opere d'arte raccolte da un nobile. Notevole il fatto che il biglietto non si possa
qui comprare in contanti, sono accettate solo le carte. All'interno è presente anche una
delle opere più famose di Pieter Bruegel il Vecchio, ovvero Dulle Griet
(Margherita la pazza).
Sempre con i soliti tram, mi riavvicino al fiume e vado di nuovo nel piccolo castello
Het Steen. All'interno c'è un negozio di souvenir molto grande, ma la tanto decantata
terrazza panoramica è solo la cima di una delle torri, di pochi metri quadrati...
Torno poi a piedi nella zona centrale e provo un nuovo ristorante, dove il cibo è di
media qualità. In un bar provo poi l'Elixir d'Anvers, un liquore giallo di produzione
locale, prendo la premetro e faccio ritorno in hotel, per la mia seconda ed ultima
notte ad Anversa.
Faccio colazione in hotel ad Anversa, poi sistemo un po' di cose nelle
valigie e più tardi lascio l'hotel. In stazione, dovendo attendere un po', prendo qualcosa in un bar
situato in un sontuoso salone stile Belle Epoque, dove però i camerieri sono un po' burberi.
Prendo poi il treno e dopo circa un'ora e mezza arrivo a Brugge (Bruges). Vado subito
in hotel, ad una fermata di bus, dove scopro che la stanza è molto grande e tutta arredata
in legno in modo classico. Sicuramente la più bella camera d'hotel di questo viaggio.
Quando sono arrivato era tutto nuvoloso, ma quando esco c'è il sole e più tardi pioverà:
capisco subito che il tempo cambia molto rapidamente, qui a poca distanza dal Mare del Nord.
Vado subito nel bellissimo centro storico di Brugge, parte del Patrimonio dell'Umanità
dell'UNESCO. Mi imbatto quasi subito nella cattedrale di San Salvatore, la Sint-Salvatorskathedraal,
e la visito anche all'interno.
Percorro poi dei viali molto belli, arrivando in Grote Markt, la piazza centrale della città.
La piazza è molto grande ed è tutta circondata da edifici storici, tra cui spicca la torre Belfort,
una torre civica medioevale alta 83 metri e con un gran numero di campane.
Mi sposto poi nel vicino Burg, la piazza dove si trova lo Stadhuis, il municipio,
con anche una antica e pittoresca chiesetta.
Termino la serata in un ristorante e poi torno in hotel con una fermata d'autobus, sotto una
leggera pioggia.
Al mattino faccio colazione in hotel abbastanza presto e poi esco, avvisando
che tornerò più tardi. È nuvoloso e pioviggina, ma è affascinanete percorrere i vicoli quasi
deserti di Brugge, costeggiati da case tradizionali con il tetto a scalini. Attraverso
anche dei piccoli canali, dove nuotano anatre e cigni.
Arrivo così alla mia destinazione il beghinaggio di Brugge (Begijnhof), che fa parte
del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. I beghinaggi erano le comunità in cui vivevano
le beghine, donne che formavano associazioni religiose molto tradizionaliste, ma senza
pronunciare i voti e senza alcun legame con le gerarchie monastiche o ecclesiastiche ufficiali.
Nacquero qui nel XIII secolo e, a causa della loro totale indipendenza, i beghinaggi furono sempre
scoraggiati e visti con sospetto dalla Chiesa. C'è una chiesetta, un chiostro che dà sul fiume ed un
parco con alberi molto alti, circondato da case di colore bianco. Il cielo è grigio, il vento
fa stormire gli alberi, non c'è quasi nessuno e c'è un'atmosfera di grande pace.
Faccio poi il percorso a ritroso e torno in hotel, che lascio poco dopo, per arrivare alla
stazione ferroviaria. Qui ho un po' di tempo di attesa, per cui pranzo con dei panini e leggo la
guida turistica a proposito della tappa seguente.
Prendo poi il treno, che mi porta questa volta a Bruxelles (Brussel), la capitale del Belgio.
All'arrivo vado subito in hotel, che non è lontano ed è anche questo molto buono ed elegante.
Riposo per un paio d'ore, poi esco ed inizio ad esplorare la città. La prima tappa è il
Manneken Pis, una fontana con la piccola statua di un bimbo che fa pipì, che è poi
l'acqua della fontana. La statuetta è famosa e davanti è quindi pieno di turisti che fanno foto.
Tanto per completare la cosa, proprio di fronte c'è una pasticceria che vende paste a forma di organi
genitali maschili e femminili 😀
Proseguo poi verso il palazzo della Borsa e proseguo fino alla Grande Place, la piazza
centrale della città. La piazza è davvero molto grande e tutta circondata da edifici storici, tra cui
la Mairie, il grande municipio. Non a caso è considerata una delle più belle piazze d'Europa.
Ci sono anche molti caffè e ristoranti ed in uno prendo appunto un bel caffè.
Quando esco dal bar sta piovendo e quindi penso di proseguire subito verso la tappa seguente, ovvero
le Galeries Royales Saint-Hubert. È una galleria coperta piena di negozi, bar e ristoranti, come
tante analoghe, ma con la particolarità di essere stata la prima aperta in Europa.
All'interno c'è anche una piccola galleria d'arte, che visito, chiacchierando anche un po' con gli
addetti. Ne approfitto per comprare anche qualche piccolo souvenir.
Cerco poi un ristorante segnalato dalla guida, ma è stato chiuso definitivamente, per cui questa
sera mangio con lo street food belga, prima con dei waffle e poi con una bella porzione di
patate fritte, vendute in una nota friterie. Quindi ritorno in hotel per la notte.
Il secondo giorno a Bruxelles inizia con la colazione in hotel, dopo di che
esco, sotto un cielo grigio e piovoso.
Raggiungo a piedi i non lontani Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique. È in pratica il
museo di belle arti della capitale belga ed è davvero molto bello. La collezione permanente è
su due vasti piani, fatti di marmi e colonne, e comprende un grande numero di quadri dei principali
pittori belgi, che sono poi quelli fiamminghi. Andando neanche troppo lento, ci ho messo oltre due
ore a visitare questo museo, ma ne è valsa assolutamente la pena, perché ho visto il
meglio dell'arte fiamminga, con Rubens, Van Dyck, Bruegel e molti altri.
Mi è piaciuto anche il fatto che, già dal XV secolo, i pittori fiamminghi, con l'eccezione di
Rubens, non affrontassero quasi mai temi religiosi, quanto piuttosto la natura e la vita nei villaggi,
spesso con uno sguardo ironico e disincantato.
Dopo la pittura fiamminga sono andato, con un collegamento interno tra le due zone, nel Museo Magritte,
dedicato al pittore surrealista belga René Magritte. Ci sono molte sue opere, compreso lo spesso
citato "Ceci n'est pas une pipe".
Finita la visita dei due musei, vado a pranzo in un ristorante tipico, che, essendo domenica, è pieno
come un uovo. Il proprietario però è molto gentile e mi fa aspettare per dieci minuti in un tavolo esterno,
portandomi pane e olive condite, come antipasto. Poco dopo entro nel locale, frequentato soprattutto
dai locali, il che in genere è una garanzia di qualità. Provo così altri gustosi piatti della cucina
belga tradizionale, conversando amabilmente in francese con le persone dei tavoli vicini.
Dopo il pranzo passeggio in una città quasi deserta e raggiungo la cattedrale di Bruxelles,
ovvero la cathédrale Saints-Michel-et-Gudule, molto grande e con molti grandi mosaici
all'interno.
Prendo poi due linee di metropolitana, dove si paga direttamente con la carta di credito, e
raggiungo una zona periferica a nord, dove si trova L'Atomium. È una grande struttura, alta
100 metri, fatta da nove grandi sfere, connesse tra di loro come nove atomi di ferro sono collegati
tra loro in un cristallo di ferro. L'Atomium fu costruito per una esposizione universale ed è
poi rimasto come uno dei simboli di Bruxelles.
Ho comprato il biglietto e sono salito con l'ascensore fino alla sfera più alta, da dove si può
ammirare un ampio panorama su tutta la città, che si trova in una zona completamente pianeggiante.
Una volta tornato a terra sono salito anche in altre sfere, usando le scale normali e mobili poste
all'interno dei tubi che collegano le varie sfere, contenenti fotoe informazioni sulla costruzione
della struttura. Alla fine sono uscito e mi sono riposato con una bibita in un bar lì di fronte.
Ho fatto poi il tragitto a ritroso, sempre con la metropolitana, ho cenato nella zona dell'hotel e
sono poi tornato nella mia stanza per dormire.
Dopo la ricca colazione in hotel, raggiungo a piedi la vicina stazione ferroviaria
e prendo un treno, anche questa volta in prima classe, che in poco tempo mi porta a Namur,
che si trova a sud della capitale, nella Vallonia, la zona meridionale del Belgio, dove si parla
esclusivamente francese.
L'hotel è a poca distanza dalla stazione e, siccome è presto, lascio il trolley in deposito in uno
dei loro armadietti gratuiti. Proseguo con l'intenzione di prendere un autobus per raggiungere la
Cittadelle, la fortezza che si trova su una collina in alto. Noto però che alle fermate
di autobus non ci sono cartelli né alcun altro tipo di indicazione. Provo a chiedere a qualcuno,
ma solo una ragazza straniera cerca di dirmi qualcosa, gli altri rispondono che non sanno nulla...
Stufo per l'attesa e l'incertezza, prendo un taxi, che mi porta in meno di 10 minuti a
Terra Nova, il centro visitatori della Cittadella. Dalle cose lette, lo avevo immaginato
grande e pieno di gente, ma in realtà il centro è abbastanza piccolo e non c'è quasi nessuno.
Faccio un biglietto combinato per il museo, il trenino turistico e la visita
guidata ai tunnel, poi, visto che è ora, pranzo qualcosa nel loro bar, non fornitissimo.
Vado poi a visitare l'annesso museo, che non è enorme, ma ha molte informazioni sulle
varie fasi di costruzione della Cittadella e sulla storia della città di Namur.
Finisco la visita del museo in tempo per prendere il trenino turistico, che mi porta,
insieme a un certo numero di altri turisti, nelle varie zone della cittadella, sobbalzando
quasi come un cavallo sui ciottoli dei viali. Il giro è molto interessante ed in alcuni
tratti c'è un panorama molto bello su tutta la città.
Tornato con il trenino a Terra Nova, inizia poco dopo la visita guidata ai sotterranei della
Cittadelle. Costruiti in varie fasi a partire dal medioevo, questi tunnel ospitarono
per secoli le forze di difesa della città, fin quando le armi moderne non resero obsoleta
la struttura. La nostra guida è un giovane davvero bravo, che ci sa dare una visione viva
delle varie epoche, con dovizia di particolari.
Finita la visita, salgo a piedi per qualche centinaio di metri e raggiungo la cima della
collina, dove prendo una bibita fresca nel bar ristorante con terrazza panoramica sulla
città e sul fiume.
Vado poi nella vicina stazione della teleferica ed entro in una cabina per scendere in città.
Il percorso è uno dei più spettacolari che io abbia mai fatto, si scende davvero a volo d'uccello
sul fiume Sambre ed i tetti di Namur, in circa 12 minuti.
Una volta in basso, passeggio per le vie e piazze del centro storico, vedendo anche la
torre Beffroi de Namur, che fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, nel
sito collettivo chiamato "Torri campanarie di Belgio e Francia", di cui avevo già
visto molto nelle Fiandre.
Torno poi in hotel e riposo un po'. Più tardi esco per la cena, che faccio in un bel
ristorante situato all'interno di un palazzo antico ed elegante. Poi torno in hotel
per la notte.
Al mattino faccio colazione in hotel e lascio Namur e il Belgio, prendendo
un treno diretto nel Granducato del Lussemburgo (Luxembourg), viaggiando in prima classe,
per la piccola differenza di prezzo con la seconda. Arrivato nella omonima capitale,
vado subito in hotel mentre inizia a piovere, per lasciare almeno la valigia in deposito. Per
fortuna la receptionist trova una stanza già preparata e mi fa entrare, nonostante
siano solo le 11.30. Questo si rivela provvidenziale, perché subito dopo inizia a piovere
copiosamente. Da notare che qui la zona della stazione sembra abbastanza degradata, cosa che
in questo viaggio troverò solo qui in Lussemburgo.
Quando smette di piovere, esco e con poche fermate di tram raggiungo il centro storico. Qui
i trasporti, persino i treni interni, sono totalmente gratuiti e quindi non c'è nessun
biglietto da acquistare.
Cammino nella zona alta e centrale della città, fino a raggiungere le Casemates du Bock,
una fortezza scavata nella roccia e che, insieme a tutto il centro storico di Città del
Lussemburgo, fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. I primi scavi
risalgono al medioevo ed i tunnel furono ampliati a varie riprese, anche dallo stesso
architetto militare francese che operò a Namur.
Percorro un buon numero di tunnel, poi torno all'aperto e percorro lo Chemin de la
Corniche, una passeggiata panoramica lungo il bordo del dislivello che separa la
parte alta e quella bassa della città, con bei panorami sui quartieri bassi ed il
fiume Alzette.
Prendo poi un ascensore per scendere in basso, nel quartiere del Grund, che
però, sarà per l'orario, risulta quasi deserto. Torno in alto con l'ascensore e trovo
un uomo anziano che suona Starway to Heaven su un pianoforte lasciato a disposizione
dei passanti. Arrivo nella centrale Place Guillaume dove si trova il Municipio
e vedo anche nei pressi il Palazzo Granducale. Mi riposo con un caffè in un bar, dove,
anche qui, qualcuno suona il pianoforte. Molto musicale, il Lussemburgo...
Proseguo poi fino alla cattedrale Notre-Dame, che ha una grande facciata con due guglie
e un interno molto bello. La visito, facendo tutte le foto del caso.
Ormai è sera e cerco un posto dove cenare. Un ristorante segnalato dalla guida sembra chiuso
o forse è troppo presto, ma lì vicino vedo gente che mangia delle belle pizze. Ceno così
con una impeccabile quattro formaggi, fatta veramente bene.
Prendo poi lì vicino un autobus e ritorno in hotel per la notte.
Al mattino lascio il Lussemburgo e prendo un treno francese, anche qui in prima
classe, diretto a Strasburgo (Strasbourg), in Francia. Ad un certo punto si
avvicina il controllore e credo pensi che io sia un abusivo, perché invece di chiedermi il biglietto
mi chiede dove scenderò. Gli rispondo che scenderò a Strasbourg e gli mostro il biglietto, cosa che
lo sorprende.
Arrivato nella bella e moderna stazione di Strasbourg, che si trova in un quartiere normalissimo
e gradevole, è troppo presto per andare in hotel, così pranzo in un vicino ristorante.
Più tardi faccio il check-in e riposo un po'. La stanza è qui davvero piccola e con una zona
spiovente proprio sul letto, cose che è difficile prevedere in anticipo. Più tardi esco e raggiungo
in tram il centro storico.
Vedo e fotografo l'esterno della enorme e bella cattedrale, che ha già chiuso, poi prendo
una bibita in un bar. Noto che ogni tanto passa per la città una squadra di soldati
armati di tutto punto. Si tratta evidentemente di una misura di deterrenza nei confronti del
terrorismo e questa è l'unica città di questo viaggio in cui ho avvertito tale paura.
Vado a cenare in un ristorante alsaziano, notando come qui le porzioni siano decisamente
abbondanti ed i prezzi non tanto diversi da quelli italiani.
Prendo poi il tram per tornare in hotel per la notte.
Tra i tanti musei presenti, decido di visitare il Musée d'Art Moderne et
Contemporaine de Strasbourg, per cui sono lì all'orario di apertura, dopo aver fatto
colazione in un bar.
Il museo è molto grande e contiene molte opere del XX e XXI secolo, tra cui anche alcune di
Pablo Picasso e Auguste Rodin. Vado anche nella loro terrazza panoramica,
in realtà non molto alta, e faccio foto a ciò che si vede della città.
Dopo il museo passeggio a piedi e raggiungo la zona della Petite France, un quartiere
pittoresco fatto di case tradizionali e che si trova dove il fiume Ill si divide in
vari rami, creando anche varie isole. Faccio foto e video e mi fermo poi a pranzare in
un ristorante tipico.
Strasburgo è il capoluogo della regione della Alsazia, una zona
contesa nei secoli tra Francia e Germania, e la cucina locale risente di questa duplicità.
Scelgo il "pranzo alsaziano" e si inizia con la tarte flambée, una sottile pizza salata
ricoperta di una specie di bacon, a cui segue la baeckeoffe, tre diversi tipi di carne
con verdure e patate. Il secondo piatto è così abbondante che non riesco a terminarlo. E per finire
ci sono anche i formaggi... Si mangia, in Alsazia 😀
Dopo pranzo continuo a piedi e torno nella zona della cattedrale Notre-Dame, che questa volta
visito anche all'interno. La facciata è davvero imponente e la torre più alta raggiunge i
142 metri di altezza. All'interno è anche presente un orologio astronomico, inizialmente
costruito nel Cinquecento, che mostra con grande precisione i movimenti apparenti del sole, della
luna e di molte stelle, oltre ad essere un calendario perpetuo.
Raggiungo poi il fiume Ill e compro il biglietto per un tour in barca. Aspetto l'orario
di partenza in un vicino bar e poi mi imbarco. Il giro dura oltre un'ora ed è molto interessante.
Vengono percorsi molti quartieri della città, con la voce guida che dà informazioni su ogni zona
o palazzo interessante. Arriviamo anche alla Neustadt, la città nuova, e poi, nella zona
nord, alla sede del Parlamento Europeo, un palazzo grande e moderno, circondato da altri
edifici di uffici.
Finito il tour, cerco un posto dove cenare, questa volta in modo frugale, perché a pranzo ho
mangiato forse troppo. Prendo poi il tram e torno in hotel.
Qui vorrei usare il Wifi, ma il codice fornito non funziona. Il tizio della reception mi dà un
nuovo codice, ma insiste per venire nella mia stanza perché "ho bisogno d'aiuto". Gli spiego
che sono un informatico e so benissimo come fare, mi serve solo un codice che funzioni...
Alla fine vedo su una tv tedesca la partita di calcio Italia - Spagna, che finisce con la
sconfitta dell'Italia, poi vado a letto.
Lascio l'hotel di Strasburgo e raggiungo la vicina stazione ferroviaria, dove
faccio colazione in un bar. Poi prendo un treno diretto in Svizzera, lasciando così la Francia,
e facendo ritorno alla stazione di Basilea, dove cambio treno.
Arrivo infine a Bellinzona, la capitale del Canton Ticino, dove mi reco subito
in un bell'hotel, dove però la receptionist mi dice di aspettare, perché mancano 8 minuti alle
ore 15. Vabbè che siamo in Svizzera, però...
Prendo un caffè nel loro bar, poi mi rivolgo ad un'altra receptionist ed ottengo subito la
chiave della stanza, dove salgo per riposare un po'.
Più tardi esco a piedi per le vie di Bellinzona e salgo con un ascensore a Castelgrande,
uno dei castelli della città, facenti parte del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.
Faccio foto ai merli del castello ed al panorama, poi visito il museo, che non è enorme
ma ha molti documenti sulla storia della zona, a partire dalla preistoria.
Quando esco dal museo, tutta la zona interna del castello è transennata, perché in serata ci
sarà un concerto, della cantante italiana Annalisa. Mi fanno passare solo per
tornare all'ascensore e scendere di nuovo in città.
Cerco un posto per cenare e, dopo che al Cantinin del Gatt mi hanno detto che sono al
completo, ceno in un diverso locale, in una delle piazze centrali della città. Qualità
media e prezzo non esagerato.
Torno infine in hotel per dormire.
Oggi è l'ultimo giorno di questo lungo viaggio e si tratta fondamentalmente
di tornare a casa.
Faccio colazione in hotel, poi lo lascio e vado nella vicina stazione ferroviaria, dove salgo
su un treno svizzero diretto a Milano, dove dovrò aspettare un bel po' prima del secondo
treno, per un mio errore nella prenotazione.
Salgo infine su un treno ad alta velocità Italo ed a metà pomeriggio arrivo a Roma.
Prendo un taxi alla Stazione Tiburtina e torno infine a casa mia, dopo quasi tre settimane.
Che dire di questo viaggio? Ho visitato 3 nuovi paesi e molte città. Mi sono
divertito ed ho trovato interessante il contatto con ambienti mai visti prima.
I costi sono stati elevati, specie in Svizzera, tanto da farmi considerare economici i prezzi
di Oslo dell'anno precedente...
In Svizzera mi sono trovato bene. Le città sono ordinate e con trasporti molto efficienti
(nonché gratuiti per chi usa un hotel locale), ma ho anche visto grandi differenze tra i quartieri
abbienti e gli altri, specie a Berna e Zurigo. Gli svizzeri sono sempre gentili e corretti, ma
spesso si nota sottotraccia una idea comunque di superiorità verso noi italiani.
Le carte di credito sono accettate ovunque, ma è bene avere anche una piccola somma in franchi
svizzeri, da cambiare preferibilmente prima della partenza. Quando si paga con la carta, se
c'è la scelta tra Franchi ed Euro, consiglio di scegliere sempre i Franchi, perché in questo modo
il cambio verrà effettuato dalla nostra banca, ai tassi corretti.
Quanto al telefonino, in Svizzera la connessione dati va tenuta sempre disabilitata, perché
non ha accordi con la UE e ci troveremmo con il credito azzerato in pochi minuti. Useremo quindi
il WiFi, ormai presente in tutti gli hotel e spesso anche sui treni, nelle stazioni ferroviarie
e persino nei ristoranti.
Se serve il navigatore, conviene usarne uno offline. Ad esempio io uso una app chiamata
MAPS.ME, dove scarico prima di partire le mappe che mi serviranno. Poi per navigare basterà
abilitare il GPS, mentre la connessione dati non servirà.
In Germania i prezzi sono molto simili a quelli italiani, si usa l'Euro e potremo usare
il telefonino come in Italia. Le persone sono in genere gentili e corrette, tranne quei rari casi
in cui ci si imbatte in (forse) nazionalisti esasperati, che odiano i turisti e forse tutti gli
stranieri. In questi casi, meglio girare alla larga.
In Belgio mi sono trovato molto bene. Ovviamente anche qui Euro e telefonini come a casa.
Nelle Fiandre, le persone sono accoglienti ed espansive. Ogni volta che ho chiesto informazioni
mi sono state date in modo esaustivo, in qualche caso persino accompagnandomi per un tratto.
I prezzi sono un po' più alti che in Italia, ma molto più bassi che in Svizzera. I trasporti funzionano
bene ed il clima cambia rapidamente, a causa della vicinanza del Mare del Nord.
A Bruxelles ho avuto modo di apprezzare in pieno sia l'ospitalità belga, sia il carattere
ironico degli abitanti della capitale, sempre pronti a scherzare su qualsiasi argomento.
Nella Vallonia belga, le persone sono stranamente più chiuse, forse perché meno abituate
al turismo. Questo si riflette anche nella scarsità di informazioni nei trasporti e nella poca
disponibilità a dare indicazioni. Alla fine comunque è andata bene anche qui.
In Lussemburgo la zona della stazione non è molto raccomandabile. Per il resto la città
è ordinata e piacevole, i trasporti sono gratuiti ed i prezzi abbastanza alti. Anche qui siamo
nella UE e quindi Euro e telefonini come a casa. Persone non troppo espansive, ma, diciamo, normali.
In Francia, ovvero in Alsazia in questo caso, i prezzi sono quasi come in Italia,
i piatti nei ristoranti sono decisamente abbondanti e, ovviamente, Euro e telefonini come a casa.
Tutto bene quindi, tranne per quel controllore che mi prende per pirata o quel receptionist che
vorrebbe darmi lezioni di informatica...
Alla fine posso dire che è stato un bel viaggio, una nuova serie di esperienze da aggiungere
all'elenco dei bei ricordi.
Vinicio Coletti