Questa pagina contiene una breve descrizione del mio viaggio nelle isole Baleari
fatto da fine aprile ad inizio maggio 2019
Sfruttando il ponte dalla festa del 25 aprile al primo maggio ed oltre (in realtà senza averne necessità,
ma questa è un'altra storia), ho deciso di visitare le isole Baleari. Non tutte e quattro le isole principali, ma solo le
due più orientali, Maiorca e Minorca.
Per motivi che non vi sto a raccontare e che riguardano cose che nessuno crederebbe, invece di andare in aereo, la scelta
più ovvia, ho deciso di andare in automobile e traghetto.
Verso sera ho raggiunto il porto di Civitavecchia e individuato con difficoltà il punto di imbarco del
traghetto Grimaldi per Barcellona. Era infatti già buio e i cartelli non sono posti in modo logico. Per dire: l'ultimo,
quello con la scritta Barcellona, è a terra, mentre ovviamente stai cercando le indicazioni a livello di tutti gli
altri cartelli...
Bene, una volta a bordo ho videoripreso la partenza della nave, ho raggiunto la mia cabina ed ho badato soprattutto a riposare
e dormire.
Nel tardo pomeriggio sono arrivato a Barcellona. L'ideale sarebbe stato prendere subito dopo il traghetto per le isole, ma putroppo quando ho prenotato il primo traghetto, non spostabile, non mi sono reso conto che di sabato non ci sono traghetti da Barcellona a Maiorca. Di qui la necessità di passare un giorno qui. Ho prenotato un hotel bellissimo direttamente sulle Ramblas, con parcheggio interno. Ci sono arrivato senza problemi, grazie Tomtom, anche se una piazza era bloccata da un ingorgo interminabile. L'hotel costa un botto, ma vuoi mettere?
Uso la mattinata libera per vari giri. Ho già visto le cose importanti, questa è la terza volta che
passo per Barcellona, così vado a mangiucchiare nel centro commerciale Las Arenas e poi faccio una passeggiata su
Montjuïc, che è un colle con parchi e giardini botanici, un grande museo e vari grandi impianti sportivi.
L'ingresso al colle da Plaza de Espanya è scenografico, con un ampio viale e la Fontana Magica. Ci sono
persino scale mobili, che aiutano non poco nella salita.
Vado poi a vedere il quartiere di Barceloneta, vicino al mare, dove c'è un'atmosfera da quartiere San Lorenzo di
Roma: gente di tutti i tipi, vecchi mal messi, mercatini, osterie, strade strette e non troppo pulite, una piazza,
qualche ristorante. E poi un bellissimo lungomare. Vado persino sulla spiaggia, molto larga, a sedere su delle panche,
in questo fresco e nuvoloso giorno di aprile.
Nel pomeriggio vado a fare il check-in negli uffici della Balearia e dopo un po' raggiungo quello che sembra
il punto di imbarco. Sembra, perché quando si parte, seguendo un'automobile pilota, bisogna percorrere più di 5 km
prima di arrivare alla nave, con un percorso molto articolato. Sarà così per motivi di sicurezza? Non so...
Sul traghetto Balearia ceno nel loro ristorante a buffet, dove fanno porzioni gigantesche (è un'abitudine degli spagnoli,
a quanto pare) e poi vado a dormire in cabina, mettendo la sveglia su un orario antelucano.
Mi sveglio mentre albeggia, mi preparo in fretta e vado sul ponte spazzato dal vento, per vedere
l'arrivo a Palma de Mallorca. Lo spettacolo è affascinante, con il cielo quasi tutto sereno e una striscia di
terra piena di luci, che lascia immaginare la grande città di cui è il lembo più estremo (Palma ha oltre 400 mila abitanti).
Il tutto dominato da una enorme costruzione su una bassa collina, che sembra messa lì proprio per essere ammirata
dal mare: la cattedrale di Palma de Mallorca.
Una volta sceso mi dirigo nel centro della città, a poca distanza, trovo un parcheggio sotterraneo (ce ne sono vari)
e faccio colazione in un bar che sta aprendo proprio allora. Con il cappuccino mangio la mia prima ensaimada, il
dolce tipico delle Baleari, una specie di cornetto a spirale, cotto nello strutto e cosparso di zucchero.
Passeggio poi nelle belle vie del centro, dove è quasi
tutto chiuso, visto che i negozi aprono in genere alle 10. Torno indietro vicino al mare a vado a visitare la cattedrale,
ora aperta. Salgo dal lato mare, attraverso ampi terrazzamenti e scalinate, con bel panorama sul lungomare, dove spicca
un laghetto artificiale. La chiesa è enorme, lunghissima e con volte di grande altezza, decorate da vetrate a mosaico
che filtrano in modo magico i raggi del sole.
Visito anche l'annesso piccolo museo della cattedrale, che contiene dei begli esempi di retablos dei
Primitivi di Maiorca, una scuola pittorica che si sviluppò qui nell'alto medioevo.
Uscendo vorrei visitare anche il vicino palazzo dell'Almudaina, ma oggi è il giorno di chiusura, visita rimandata.
Torno nelle vie del centro, dove avevo notato un ristorante dall'aria simpatica, all'interno di un palazzo storico.
Pranzo qui, ma risulta essere una trappola per turisti: poco cibo normale, fatto pagare molto. Come scoprirò in seguito,
questa è la norma a Palma, mentre si mangia molto meglio nelle altre città dell'isola.
Essendo ormai il primo pomeriggio, posso finalmente raggiungere la mia camera d'hotel, che si trova a circa 2 km
dal centro, lungo la costa. Ma putroppo la mia camera non è ancora pronta e mi tocca aspettare. Poi mi fanno
entrare per sbaglio (?) in una stanza già occupata, poi finalmente mi danno la stanza giusta, olé.
Sono molto stanco e passo quindi parte del pomeriggio a riposare e dormire, per essere svegliato da un dipendente
dell'hotel che bussa alla porta. Apro in accappatoio e mi viene consegnato un enorme cesto di frutta, offerto dalla
direzione dell'hotel, per scusarsi dei disguidi nell'assegnazione della stanza. Lo gradisco molto e lo finisco in
breve tempo :-)
In serata torno nel centro e vado a cenare in un altro ristorante, con paella e pesce. Questo risulta essere quasi
accettabile e il cibo è di mio gradimento. Poi torno in hotel a dormire.
Oggi ho in programma un percorso nel sudovest dell'isola. Dopo la colazione in albergo parto in auto
e raggiungo la città di Sóller, che si trova non lontana dalla costa, ma in collina, nella catena montuosa
che orla tutta la costa occidentale di Maiorca, la Serra de Tramuntana.
La città è semplicemente carina, ma qui ci si sente molto bene, per l'accoglienza degli abitanti, la bella piazzetta centrale,
il trenino che porta in poco tempo sulla costa, molto usato dai turisti, e soprattutto per la presenza di molti negozi,
tanti di tipo artigianale. Come scoprirò anche dopo il ritorno, Sóller è sicuramente la città più creativa e simpatica
di Maiorca.
Il mio tour continua con alcuni paesi situati nelle zone di montagna circostanti, come Biniaraix, che è sostanzialmente
un piccolo villaggio poco interessante e dove è persino difficile fermarsi, e Fornalutx, tutto in pendenza e molto
carino. Essendo ormai l'ora di pranzo, da un bel po', decido di scendere sulla costa per pranzare a Port de Sóller.
Il porto è piccolino ma pieno di barche turistiche e qualche peschereccio. Visto che la baia è molto rientrata, il mare
aperto non si riesce a vedere e tutto intorno ci sono solo montagne. Sul lungomare c'è una fila ininterrotta di ristoranti
e ne scelgo uno che sembra interessante. Pranzo ovviamente tutto di pesce, molto buono e con prezzi medi, servito da una
allegra e giovane ragazza di colore. Sono contento, ma dopo l'allegria iniziale mi fa aspettare un tempo infinito prima del
secondo piatto e alla fine rimanda indietro la mia mancia, che comunque lascio lì. Il motivo di questa arroganza è
rimasto ignoto...
Dopo pranzo inizio a percorrere la costa occidentale verso sud, che è vagamente simile alla Liguria, con montagne che
si gettano a picco nel mare e la strada che corre un po' all'interno e in altura. I panorami sono meravigliosi.
Dopo Deià mi dirigo verso l'interno, per visitare il monastero della Certosa di Valdemossa (Cartoixa de
Valdemossa). Valdemossa è carina e piuttosto grande e ordinata, ma il monastero alle 16.30 è già chiuso... Mi limito
quindi a vederlo dall'esterno, passeggio un po' per la città e prendo un caffè con l'immancabile (per me) ensaimada.
Poi torno sulla strada costiera, passando vicino bei borghi come Banyalbufar e mi fermo poco dopo vicino
la Torre del Verger, una vecchia torre di avvistamento che svetta sul mare sottostante.
Continuo per Estellencs e arrivo al tramonto sulla costa sudovest dell'isola, a Port d'Andratx, dove
ceno sul mare con pesce fresco e buoni vini locali. Costa un po', ma ne vale la pena.
Da lì è poi facile, dirigendosi verso est, tornare al mio albergo di Palma, che è ormai vicina, lungo l'autostrada costiera.
Oggi è la volta della zona centro orientale di Maiorca. Parto verso nordest e percorro aree
sostanzialmente pianeggianti, con alcune alture che spiccano solitarie. Inizio ad incontrare per strada gruppi di ciclisti
e questi diventano sempre più numerosi, tanto che bisogna stare molto attenti nella guida. A quanto pare il cicloturismo
è molto diffuso nella primavera balearica.
Salgo su una delle colline, il Puig de Randa (quasi 600 metri di altitudine), che ospita un monastero che funziona
in parte anche come hotel e che offre soprattutto un panorama straordinario. Da qui è visibile quasi tutta Maiorca, dalla
vicina e piatta costa orientale alla Serra de Tramuntana ad ovest, da Palma a sud alle colline che orlano la costa
settentrionale. Una meraviglia. E ovviamente anche quassù è pieno di ciclisti...
Proseguo verso est e mi fermo a Manacor per pranzare. Questa è la seconda città dell'isola, ma è il
primo maggio ed è letteralmente tutto chiuso. Non solo la sua bella cattedrale, praticamente il solo monumento,
ma ogni negozio e persino i ristoranti. Le strade sono completamente deserte, sono la sola persona che cammina nel
centro di questa città, una sensazione davvero strana. Le feste qui sono una cosa seria...
Per fortuna c'è una singola eccezione, vicino la cattedrale trovo aperto un bar che serve anche pasti e
così pranzo molto bene, spendendo pochissimo.
Nel pomeriggio raggiungo la costa orientale a Porto Cristo, dove la costa è rocciosa e i panorami molto belli.
Raggiungo subito le vicine Grotte del Drago (Cuevas del Drach) e inizio la visita, che dura circa un'ora.
Ovviamente c'è abbondanza di stalattiti e stalagmiti, nonché di piccoli ruscelli sotterranei.
Verso la fine si raggiunge un grande lago sotterraneo, di fronte al quale è allestita una grande platea.
La gente si siede, le luci vengono spente
e si assiste ad un concerto di musica classica, suonata da musicisti che navigano nel lago sotterraneo, su varie
imbarcazioni illuminate. Uno spettacolo meraviglioso, sembra un film di Fellini!
Inizia poi il lento rientro verso Palma, visitando prima Petra e poi Sinéu, con la bella chiesa di Santa
Maria, dove vicino l'uscita laterale c'è una statua con il leone di Venezia, donata qualche secolo fa dai veneziani.
Torno nel centro di Palma, a cenare in una nota catena di locali dell'isola, ma non va molto bene e fanno persino confusione
tra le ordinazioni dei diversi tavoli. Da evitare. Torno poi in hotel a dormire.
Oggi devo lasciare l'hotel di Palma. Dopo colazione vado nel solito parcheggio in centro e finalmente
posso visitare il palazzo dell'Almudaina, che fu costruito dagli arabi e divenne in seguito la reggia locale
dei re di Maiorca e di Aragona, o dei loro governatori. Il palazzo è interessante, anche se quasi spoglio,
e la sala del trono è particolarmente affascinante.
Faccio poi un po' di compere nei negozi del centro, ricordini per me o che mi piace portare a parenti e amici.
Arrivo anche alla Basílica de Sant Francesc, il cui interno è affascinante, soprattutto per la presenza
di un belllissimo e ampio chiostro.
Lascio poi definitivamente Palma de Mallorca, diretto a nord. Mi fermo brevemente a Inca e arrivo poi nel
Monastero di Lluc, che si trova in mezzo alle montagne della Serra de Tramuntana. Fa fresco, il tempo è
sereno e c'è davvero un'atmosfera da alta montagna, nonostante l'altitudine modesta. Il monastero è grande e
interessante e all'uscita pranzo con cibi rustici e autenticamente maiorchini in un bel ristorante poco distante.
Tra gli avventori, molti cicloturisti inglesi.
Continuando verso nord passo vicino Pollença e vado a vedere Capo Formentor, la stretta penisola
che si trova all'estremo nordoccidentale dell'isola, fatta da monti scoscesi che scendono rapidamente verso il mare e
che formano baie strette come fiordi. Faccio sosta nel Mirador Es Colomer, un belvedere attrezzato con scalini
e piattaforme di osservazione, ottimo per guardare il panorama e fare belle fotografie.
Continuando lungo l'unica strada arrivo all'estremo nord della penisola, dove c'è il Faro di Formentor. Bisogna
parcheggiare lungo la strada e poi fare un breve tratto a piedi. Sotto il faro c'è una piattaforma e un locale che
serve bevande e semplici pasti. Dopo essermi rifocillato e aver fotografato il bel panorama circostante, che comprende
in lontananza la vicina isola di Minorca, torno indietro lungo la penisola e mi dirigo verso il nuovo albergo, che
si trova vicino Alcúdia.
L'hotel è per la precisione a Port d'Alcúdia, in una zona di grandi alberghi moderni sul mare. L'accoglienza
è gentile e, vista l'ora, ceno nel loro ristorante a buffet. Il locale è enorme e pieno di turisti da viaggio organizzato.
La scelta di cibi è immensa e mangio molto bene a prezzo fisso, prendendo soprattutto pesce.
Oggi è la volta della costa nordorientale di Maiorca. Ma, partendo da Port d'Alcúdia, la prima
tappa è per il vicinissimo Parc Natural de s'Albufera de Mallorca, l'area naturalistica delle paludi di Maiorca.
L'ingresso è libero e ci sono vari sentieri ben segnalati, che percorrono paludi e piccoli boschi, pieni di varie
specie di uccelli, i cui gorgeggi fanno da costante colonna sonora. Ci sono anche capanni da osservazione, ottimi per
fare foto alla fauna avicola, anche se purtroppo i teleobiettivi li ho lasciati a casa. Pensavo di fare
un singolo sentiero, ma il parco mi piace talmente che alla fine ne faccio tre, per un totale di 6-8 km a piedi, che
non mi pesano minimamente, visto il tempo fresco e sereno.
Continuo poi verso est e raggiungo Artà, una bella città in collina. Pranzo piuttosto bene in un ristorante
lungo la via principale e poi mi avvio lungo la salita che porta al punto più alto. Ma dopo pranzo sono un po' stanco
e mi rendo conto che c'è una strada che arriva fin lassù, per cui prendo la mia auto e raggiungo il Santuari de
Sant Salvador che è una specie di castello, con tanto di merlatura, situato nel punto più alto di Artà. Da qui si
vede tutta la città e le colline circostanti.
Scendo poi in basso e, vicino la città, vado a visitare il sito archeologico di Ses Païsses. Si tratta
dei resti di costruzioni delle età del bronzo e del ferro, relative alla civiltà dei Talaiot, che abitò le
Baleari dalla preistoria all'arrivo dei Romani, nel 123 a.C. Le costruzioni sono molto simili a quelle della civiltà
nuragica.
Riparto, sempre verso est, e raggiungo Capdepera, dove mi fermo brevemente, per poi scendere al mare di
Cala Rajada. La baia è bella, ma questa cittadina mi sembra troppo affollata e confusionaria. Vado a visitare
il vicino faro di Capdepera, in una zona che offre anche bei panorami.
Mi appresto a tornare in hotel, quando il tempo cambia e inizia a piovere leggermente, il che non fa che accelerare
il mio rientro. Riposo un po' in albergo e poi, nonostante la pioggia divenuta battente (la prima e unica di questo
viaggio), prendo l'ombrello e raggiungo il porto di Port D'Alcúdia, per andare a cenare in un ristorante
di cui avevo letto molto bene.
La scelta si rivela azzeccata e questo diventerà il miglior pasto di tutto il viaggio, in un locale arredato in modo
classico, con personale gentilissimo, un po' all'antica, che serve piatti maiorchini di ottima qualità ad un prezzo
più che onesto.
Torno poi in hotel e cerco di fare un po' di vita notturna, ma trovo solo anziane turiste polacche che ballano il
rock, per cui prendo un drink e vado a dormire.
Mi sveglio presto al mattino e lascio l'hotel senza neanche fare colazione, perché devo prendere
il traghetto per l'isola di Minorca. In realtà sono stato fin troppo mattiniero e gli uffici della Balearia
sono ancora chiusi, per cui torno in hotel e faccio colazione :-) La pioggia della notte è finita e il cielo è
di nuovo completamente sereno.
Torno nel porto, faccio il check-in e dopo un po' mi imbarco su un bel traghetto, che dopo circa un'ora attracca
a Ciutadella de Menorca, che sarà la mia casa per gli ultimi tre giorni effettivi di viaggio.
Essendo presto, vado verso sud lungo la costa e mi fermo in vari luoghi, fino ad arrivare al Far d'Artrutx,
un faro che si trova nello spigolo sudoccidentale dell'isola. Già questo percorso mi fa capire la differenza tra
le due isole. Maiorca è più grande, varia e percorsa da grandi flussi turistici, mentre Minorca è più piccola,
intima e dà la sensazione di essere finiti in capo al mondo. E' difficile trovare qui grandi alberghi, l'ospitalità
è più basata sull'affitto di case bianche in riva al mare.
Arrivo poi nel centro della cittadina, trovo a stento un parcheggio in strada a pagamento (modestissimo) e pranzo in un
bar su Plaça des Pins, una delle due principali piazze. Vado poi a vedere la piazza principale, Plaça des Born,
dove spiccano un alto obelisco e l'edificio dell'Ajuntament (il municipio), in stile moresco.
Nel primo pomeriggio raggiungo il mio hotel (uno dei pochi), che si rivela molto bello, con appartamento spazioso
e dotato di tutti i comfort e poi, soprattutto, un balcone vista mare. Al tramonto, bellissimo, si staglia proprio
di fronte la sagoma dell'isola di Maiorca, abbandonata in mattinata.
Parto in auto da Ciutadella, lungo l'unica strada importante, che percorre Minorca da un estremo
all'altro. Al capolinea mi aspetta Maó (o Mahón), capoluogo dell'isola.
Passeggio lungo vie strette, bordate da costruzioni di massimo tre piani, quasi tutte bianche. Maó è più grande
di Ciutadella, ma qui gli spazi ampi latitano, se si esclude il lungomare del porto. Visito la chiesa principale e il
vicino spazio mercantile, in una piazza piuttosto piccola, poi mi dirigo alla chiesa di Sant Francesc D'Assis,
che è interessante e che ha proprio davanti un bel panorama sul porto, che è noto come il più grande porto naturale
di tutto il Mediterraneo.
Un altro motivo per arrivare qui è che proprio accanto alla chiesa c'è il Museu de Menorca, che entro subito
a visitare. L'ingresso è gratuito e il museo è molto grande e interessante. Occupa tre piani divisi per epoca: al
piano terra l'età dei Talaiot, al primo piano l'epoca romana e al secondo medioevo ed età moderna.
Dopo il museo scendo lungo ampie scalinate e arrivo nella zona portuale, dove passeggio per un po'. Qui c'è anche la
casa che produce il gin Xoriguer, eredità del periodo inglese, che offre assaggi gratuiti di molti liquori, ma
purtroppo oggi è domenica ed è chiusa. Una bella bottiglia di gin la comprerò poi a Ciutadella.
Torno poi al parcheggio e lascio Mahón (a proposito, è da questo nome che deriva la parola maionese, che
fu appunto inventata qui), per arrivare poco dopo all'area archeologica Talatí de Dalt,
relativa anche questa alla civiltà talaiotica, ma con costruzioni più grandi e meglio conservate dell'analoga area di
Maiorca. In alcune di esse si entra in uno spazio interno coperto e così per qualche minuto ci si sente davvero tornati
all'età del bronzo.
Tornando verso ovest salgo sul Monte Toro che è la cima più alta di Minorca, ma non certo alta in assoluto.
C'è un monastero, con bar e ristorante, e la vista è molto bella, soprattutto sulla vicina costa settentrionale.
Il fatto che Minorca abbia poche alture si riflette sul fatto che è molto ventosa, specie sulla costa nord.
Scendo a valle a vado a vedere la Baia di Fornells, che ha la città omonima a sud e a nord un'apertura verso il
mare davvero molto stretta, in proporzione alla baia. Vicino al mare aperto si creano così delle onde molto alte che
si infrangono sugli scogli, cosa decisamente spettacolare. Proprio lì accanto visito la Torre di Fornells,
anche questa lascito dei 94 anni di dominio britannico nel XVIII secolo. E' imponente e all'interno si visitano in breve
tempo i suoi diversi livelli, con feritoie, arredi orginali, uniformi e cartelli esplicativi.
E' ora di tornare a casa e in breve tempo sono di nuovo a Ciutadella, dove di domenica sera ovviamente è quasi tutto
chiuso. Trovo un ristorante sciccoso su Plaça des Pins (che è davvero piena di pini) e faccio una buona cena, prima di
tornare a dormire fronte mare.
Oggi la temperatura è decisamente più alta e così riesco ad utilizzare la piscina dell'albergo, almeno
per prendere un po' il sole in compagnia di alcune famiglie tedesche. Poi esco e vado a pranzare nel centro di Ciutadella,
non lontano dalla cattedrale. Nel pomeriggio faccio un po' di shopping: ricordini, una bottiglia di gin e un'enorme
forma di formaggio locale, il Queso Mahón. Bisogna tener presente che è buonissimo e genuino, certo, ma
anche che non dura molto, pur sembrando formaggio stagionato, per cui va fatto incartare sotto vuoto, come mi ha proposto
l'esercente stessa, e una volta a casa messo in frigo e conservato non troppo a lungo, non essendoci conservanti
artificiali.
Passeggiando verso sera nel centro, entro nella cattedrale, prima trovata sempre chiusa, e, sorpresa,
c'è un concerto (la soprano e un musicista sono italiani!) e danze locali, con una ragazza in costume minorchino.
Assisto per un po' al concerto e poi, ormai è sera avanzata, continuo il mio giro verso un night club nella zona del
vecchio porto, che era davvero piccolissimo. Ma non è ora né stagione per cui è vuoto e torno in hotel a dormire.
Oggi si viaggia! Parto presto dall'hotel e mi reco al porto, poco a sud della città, dove mi imbarco
sul traghetto Balearia per Barcellona, dove arriverò in serata. Pranzo a bordo e mi riposo sulle comode poltrone della
nave, divertendomi anche a vedere un film che non conoscevo, in spagnolo. Si tratta di Campeones di Javier
Fesser e lo consiglio a tutti perché è davvero molto bello. In Italia è uscito con il titolo Non ci resta che
perdere.
Una volta arrivato a Barcellona mi reco subito negli uffici Grimaldi per il check-in e attendo l'imbarco del
traghetto che mi riporterà in Italia. Dopo la partenza vado a riposare in cabina.
Mi sveglio e faccio colazione, poi passo la maggior parte del tempo in cabina, a riposare, dormire o mangiare gli
ottimi cibi spagnoli comprati per il viaggio. Vado anche ogni tanto sui ponti esterni a vedere il panorama o prendere
un po' di sole e aria fresca.
La nave è stracolma di liceali spagnoli che viaggiano verso l'Italia, accompagnati dai loro insegnanti.
Verso sera arrivo in Italia, sbarco a Civitavecchia e raggiungo in auto il mio appartamento a Roma.
Che dire di questo viaggio? Innanzitutto, che mi è piaciuto molto!
Maiorca e Minorca sono davvero affascinanti e offono molto, non solo la classica vacanza sole, mare e discoteca,
comunque tipica dell'estate e non della primavera, ma anche siti archeologici, grotte, montagne, panorami mozzafiato, aree
naturalistiche, paesini sperduti sulle colline, eremi solitari e un'offerta gastronomica più che degna.
In pratica è possibile, specie a Maiorca, organizzare la vacanza che si preferisce, dalle chiassose discoteche giovanili
alle calette sperdute dove ci sarete solo voi di fronte al mare. In primavera, poi, è molto diffuso il cicloturismo.
Minorca è più raccolta ed è più facile trovare luoghi poco frequentati. La costa nord, molto ventosa, credo vada bene
per chi fa windsurf e sport simili, mentre quella meridionale è molto più calma.
Quanto ai pericoli, è tutto molto calmo e sicuro, anche se ho incontrato una donna italiana piangente, che avevano
appena scippato sul lungomare di Palma. Basta seguire le piccole cautele che ogni turista dovrebbe attuare.
Per i ristoranti, a Palma cercheranno perennemente di fregarvi, mentre nelle altre città di Maiorca e in tutta Minorca
è molto più facile mangiare bene (anche molto bene) a prezzi onesti.
La zona di Palma è piena di hotel e se si prenota con largo anticipo si ha una vasta scelta di luoghi e prezzi.
Ma, anche qui, troverete sicuramente un miglior rapporto qualità/prezzo in altre città, ad esempio sulla costa
settentrionale o in quella orientale, che costituiscono dunque delle valide alternative a Palma, specie se si considera
che in giornata si può raggiungere qualsiasi punto dell'isola, viste le sue dimensioni. Naturalmente un'automobile
(o una moto) è fortemente consigliata, che sia portata in traghetto o affittata sul posto. Sempre che non
preferiate la bicicletta :-)
L'aspetto linguistico è poi molto interessante. Avrete già notato che i nomi dei luoghi non sembrano per niente
spagnoli e questo perché, oltre allo Spagnolo (Castigliano) che è comunque lingua ufficiale, la lingua principale
che si usa è il Catalano.
Ma non è lo stesso Catalano che si parla a Barcellona, ma una delle varianti linguistiche presenti nelle Baleari, le cui
due più importanti sono non a caso chiamate Maiorchino e Minorchino.
Ci sono poi ulteriori varianti locali, per cui, anche a causa dei vari flussi migratori del passato, ci sono città
dove si parla quasi esclusivamente Spagnolo (poche), altre in cui si parla il Catalano in versione isolana "ufficiale",
altre con variazioni ulteriori, per cui in pratica ogni luogo ha il suo particolare e unico mix linguistico.
In alcune zone cambiano addirittura gli articoli, per cui "la" diventa "sa" e "els" diventa "ses", proprio come
in Sardo!
Quanto alla storia, in fondo non è molto complicata. Nella preistoria c'era la civiltà dei Talaiot,
poi nel 123 a.C. arrivano i Romani. Dopo la caduta dell'impero romano le isole furono occupate prima dai
Vandali, poi dai Bizantini e infine dagli Arabi, che le dominarono per oltre quattro secoli.
Nel 1229 arrivano gli Aragonesi di cui le isole seguiranno da allora il destino, fino a far parte del
Regno di Spagna nel 1516, con la parentesi del dominio britannico del XVIII secolo.
Insomma, è stato un bel viaggio, con tante cose da vedere concentrate in due isole non troppo grandi e molto comode
da visitare.
Vinicio Coletti