Quando andavo al liceo uno dei miei registi preferiti era Woody Allen ed ho continuato a vedere tutti i suoi film per molti
anni ancora, fino al momento in cui ho pensato che, nonostante rimanesse creativo e facesse molti film, forse aveva detto tutto
ciò che aveva da dire. Quindi molti film recenti di questo regista non li ho visti o li ho visto molto tempo dopo l'uscita.
Questa sera invece sono andato a vedere il recente Vicky, Cristina, Barcelona e sono rimasto impressionato.
E' la storia di due giovani donne americane, una in procinto di sposarsi, che passano l'estate a Barcellona, dove conoscono
un pittore spagnolo. Poi succede di tutto e raccontare la trama sarebbe un'ingiustizia verso il futuro spettatore, ma quello che mi
ha colpito è il modo con cui il film è realizzato, il tentativo, per lo più riuscito, di scendere nell'animo umano alla ricerca di
desideri, aspirazioni, creatività, voglia di vivere, coraggio di fare delle scelte o paura di affrontare un futuro ignoto.
In certi momenti mi sono venuti in mente i Contes moraux di Rohmer, ma sarebbe un paragone ingiusto, perché lo stile di
Woody è completamente diverso, pur se altrettanto efficace.
Mi ha anche intenerito il modo sarcastico con cui viene descritto lo stile di vita americano: i ragazzi americani stanno lì a
parlare solo di computer e di case interamente cablate, di golf e di bridge, mentre il pittore spagnolo e la sua squinternata compagna
almeno vivono. Siamo evidentemente molto lontani dall'elegia di New York fatta in film come Manhattan o Radio Days,
che rimane uno dei miei preferiti.
E' come se un Woody Allen forse un po' stanco e deluso dai suoi concittadini cerchi ispirazione nello stile di vita europeo.
E credo anche che un giorno la sua opera omnia sarà utilizzata per capire come vivevamo nella nostra epoca, quali erano le nostre
aspirazioni o le nostre incertezze, i desideri e le paure.
Sono uscito dal cinema con una stima completamente rinnovata verso Woody Allen.