E pensare che la violenza nei film a me proprio non piace. Anche se amo i gialli, non riesco a
sopportare gli horror e probabilmente sarei turbato anche dalla visione di "Vampiri con
emorroidi in arrivo da Plutone". Eppure trovo affascinanti i film di Quentin Tarantino.
Per capire perché, provate ad immaginare i romanzi di Conan Doyle, dove l'intelligenza
lucida ed allucinata di Sherlock Holmes lotta contro la mente di criminali altrettanto lucidi e
determinati, in uno scontro all'ultima deduzione logica. Oppure pensate al tenente Colombo, che
smonta con apparente noncuranza (quasi) perfetti meccanismi criminali messi in atto da persone
abbienti al di sopra di (quasi) ogni sospetto. Oppure, ancora, immaginate tutti i film sul
crimine organizzato, dove l'Organizzazione è una spietata ed efficiente macchina criminale,
che può essere temporaneamente sconfitta solo da chi si dimostri più intelligente e
deciso.
Bene, con tutto ciò i film di Tarantino non c'entrano un bel nulla.
Pur essendo accuratamente mal intenzionati, i criminali sono qui indecisi, tentennanti,
imprecisi, stupidi, spesso in balia di eventi totalmente casuali ed imprevedibili.
In Pulp Fiction, ad esempio, un rapinatore viene ucciso in automobile da una colpo
partito per sbaglio da un suo complice e poi, per risolvere il problema della pulizia
della tappezzeria, viene chiamato un consulente (per ogni problema c'è
sempre un consulente pronto ad intervenire, è solo una questione di budget). Un altro,
avvezzo a rapinare dopo aver recitato la parte del religioso, finisce con il convertirsi
da solo, a furia di leggere le sacre scritture. E la donna del capo, in vena di
baldoria, finisce con una siringa piantata nel muscolo cardiaco, per farla riprendere
da una overdose, scena sicuramente più deterrente di tanti sermoni morali, nei confronti della droga.
E che dire dello spietato killer, che finisce ucciso perché,
andando alla toilette, dimentica fuori il fido mitragliatore? E sempre lui, prima
della fatale dimenticanza, mentre prova di persona una partita di eroina inveisce
contro chi gli ha rubato l'automobile, arrivando ad invocare la pena di morte.
John Travolta e Uma Thurman, l'attrice preferita di Tarantino, interpretano splendidamente un
film che, anche se non avesse vinto la Palma d'Oro a Cannes, resterebbe comunque nella
storia del cinema, anche per il sapiente modo con cui le diverse singole storie si
rincorrono e si intrecciano, dando corpo ad un mondo policromo e stralunato dove
nessun ordine è palese. Un po' come succede spesso nella vita reale.
Qualche anno dopo Tarantino gira Jackie Brown dove la protagonista, una hostess
ottimamente interpretata da Pam Grier, riesce a fregare in contemporanea più bande di criminali
assortiti (ed anche la polizia), dopo essere stata coinvolta in una storia più grande di lei.
L'intrigo è complesso e ricco di colpi di scena, spesso provocati, al solito, da eventi casuali o
azioni malauguratamente impulsive.
Tra gli altri interpreti spicca Robert De Niro, che dà volto ad un ex carcerato un po' avanti con gli
anni, ormai completamente rimbambito. Lui è volenteroso, ce la mette tutta, ma
proprio non riesce a tornare come ai vecchi tempi, fa uno sbaglio dopo l'altro, come d'altra parte
i suoi intelligenti colleghi. E la sola davvero furbetta risulta alla fine essere quella che
teoricamente avrebbe dovuto risultare la più sprovveduta: Jackie Brown.
Arriviamo al 2003 ed ecco che sta per uscire Kill Bill. Questa volta pare che anche
i vampiri plutoniani saranno superati se è vero, come si legge, che per girare il film siano
stati necessari ettolitri di sangue finto, forse appena sufficienti a placare la sete di
vendetta di Uma Thurman. Come ho detto, non sono molto entusiasta del grand-guignol, quindi
prima di vederlo aspetterò di leggere qualche commento, per essere sicuro che nel film ci sia
qualcosa che dia senso agli smembramenti, anche se probabilmente l'eccesso li rende
innocui come in un fumetto.
Comunque, trattandosi di Tarantino, sono pronto a scommettere che sarà un altro cult movie
(o un flop tremendo, vedremo).
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