Questa sera ho visto un concerto di Elena Ledda qui a Roma.
La musicista sarda ha infatti tenuto un concerto nella basilica di San Lorenzo in Lucina, poco distante dal mio ufficio. Per cui, uscito abbastanza tardi dal lavoro
(c'era molto da fare, vi assicuro) non mi è restato altro da fare che fare qualche centinaio di metri con tutta calma, entrare nella chiesa ed assistere ai preparativi del concerto.
Quando sono entrato stavano intervistando Elena e così ho rimandato i saluti a dopo il concerto.
La basilica di San Lorenzo in Lucina, da non confondere assolutamente con quella... rimasta nell'oscurità, senza lucina insomma, si trova nell'omonima bellissima piazza
rettangolare lungo via del Corso ed è una delle tante magnifiche chiese che si incontrano nel centro storico di Roma, ovviamente con tutte le sue peculiarità che sarebbe troppo lungo
riassumere qui. Per questo, consultate Wikipedia.
Quello che conta sapere è che è una chiesa molto bella e grande, dove molti spettatori si sono seduti sui banchi, in attesa del concerto. Dietro di me ad esempio, una coppia
di turisti olandesi, incuriosita da tutti quegli strumenti messi di fronte all'altare.
Con questo concerto Elena Ledda ha presentato il suo ultimo album, che si intitola "Cantendi a Deus" e che comprende canti sacri della tradizione sarda, più alcuni brani spagnoli.
Come si può dunque immaginare, questa è davvero la cornice più adatta per presentare della musica sacra.
Tutti i brani sono stati assolutamente meravigliosi, con la voce di Elena capace di esprimere il profondo dolore della Madonna alla vista di suo figlio morto e poi invece la gioia
raggiante che saluta il nuovo nato e mille altre sensazioni e sentimenti. Alcune canzoni hanno creato nella sala una suggestiva atmosfera medioevale; sembrava quasi di vedere dame
e cavalieri e monaci sfilare salmodiando nelle navate mentre le melodie tessute dalla voce di Elena disegnavano arabeschi sulle vetrate...
Alla fine di un pezzo davvero difficile vocalmente e davvero molto bello, i due turisti olandesi si sono finalmente lasciati andare ad un lungo e convinto applauso.
Elena era accompagnata da un gruppo di musicisti, tra i quali ho riconosciuto il mandolinista (ma suona mille strumenti a corda, anche antichi) Mauro Palmas, che ha anche lui
pubblicato un album intitolato "Il colore del maestrale", che ha avuto la gentilezza di regalarmi.
E' proprio lui che ho salutato per primo alla fine del concerto, dopo aver acquistato una copia del disco di Elena, occupatissima a salutare tutti
i suoi ammiratori.
Poi mi sono avvicinato anche io e così ho avuto il piacere di abbracciarla e farmi dedicare il suo album. Qui accanto vedete alcuni brani del concerto, nelle mie riprese