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Vinicio Coletti presenta

Haiku

Haiku

Poesia - AA. VV. - Giappone - 1998


Anche escludendo il recentissimo interesse per la lingua giapponese (vedi sotto), avevo sempre trovato molto piacevoli i brevi componimenti poetici chiamati haiku.
Un haiku è una breve poesia di tre versi, che però in giapponese si scrivono anche su una sola riga, composti da 5, 7 e 5 sillabe, rispettivamente. Essi erano anticamente chiamati hokku ed erano la strofa iniziale di composizioni più lunghe, dette renga.
L'argomento degli haiku classici è la natura, intesa come pura contemplazione di eventi naturali, come giustapposizione di immagini ed anche suoni ed odori, il tutto racchiuso in uno lasso temporale minimo, che tende all'attimo.
Questo è lo stesso atteggiamento che ho sempre sentito come mio, poesia come semplice accostamento di immagini. Inutile dire, quindi, che gli haiku non possono non piacermi (ma non mi sento certo un poeta, io le poesie le leggo, non le scrivo).
Trovo ancora più interessante questo libro per il fatto che riporta sia l'originale giapponese che la traduzione italiana. E devo dire che la traduzione di alcune poesie mi lascia un po' perplesso, perché troppo prolissa. Forse con gli haiku meno parole si usano, più si rende l'effetto dell'originale.


Alcuni brani:
 
Ikenishi Gonsui (1650-1722)

kogarashi no
hate wa arikeri
umi no oto

C'è una meta
per il vento dell'inverno:
il rumore del mare
 
Matsuo Bashou (1644-1694)

haru nare ya
na mo naki yama no
asagasumi

è primavera:
una collina che non ha nome
velata nel mattino
-br suzushisa wo
waga yado ni shite
nemuru nari
della frescura
faccio la mia casa,
e qui riposo
 
Uejima Onitsura (1661-1738)

haru no hi ya
niwa ni suzume no
suna abite

giorno di primavera:
nel giardino il passero
prende un bagno di sabbia

kaze ga fuku
umi no tsubomi wa
shikkari to

soffia il vento:
si tengono forte
i boccioli di pruno
 
Konishi Raizan (1653-1716)

aoshi aoshi
wakana wa aoshi
yuki no hara
nei campi di neve
verdissimo il verde
delle erbe nuove
 
Naitou Jousou (1662-1704)

yuki yori mo
samushi shiraga ni
fuyu no tsuki
fredda più della neve
è sui capelli bianchi
in inverno la luna
 
Yosa Buson (1715-1783)

yama kurete
momiji no ake wo
ubai keri
si oscura la montagna,
e ruba il rosso
alle foglie dell'autunno
 
Masaoka Shiki (1867-1902)

haru no yo ya
tsuma naki otoko
nani wo yomu
sera di primavera:
per l'uomo senza compagna
quale lettura?
 


15 maggio 2002