Alcuni brani:
a pag. 93-94, da Con i nomadi ad inseguire le nuvole, 20 maggio 2000
Se la maggior parte dei Peul ha ceduto alle lusinghe della vita sedentaria, i Bororo
hanno conservato l'antica attitudine alla libertà. Da nomadi sanno che il deserto
crea nemici e impone alleanze stagionali. Si trovano spesso a dover fronteggiare in
scontri e battaglie gli altri signori della regione, come i Tuareg. La siccità li
porta ad avvicinarsi ai contadini e ai loro campi. I patti prescrivono che i nomadi
forniscano latte ai coltivatorie questi li ripaghino con miglio e sorgo. La convivenza
sfocia spesso nell'odio. L'anno scorso i giornali locali parlavano di ronde, armate
di bastoni e coltelli, istituite dai contadini per difendere le terre dalle scorribande
dei Bororo. Le pesudomilizie normalmente completano l'opera con razzie di vacche, prese
in ostaggio in cambio di riscatti sempre più onerosi. Dalla loro parte hanno i regimi
degli Stati del Sahel, ostili ai nomadi, in quanto individui poco controllabili con
i loro spostamenti di frontiera in frontiera. Il risultato è che i Bororo vivono in
un perenne sentimento di minaccia, al punto da dare ai figli nomi fittizi per sottrarli
a vendette o maledizioni. Temono gli uomini e allo stesso modo gli spiriti maligni e
le loro infauste influenze. La loro vita si svolge nel wuro, nuclei di famiglie regolate
da un ferreo codice sociale. Attorno c'è la savana "con il suo valore simbolico",
scrive Marco Aime: spazio di libertà, di amori clandestini, di incontri notturni segreti.
Anche i matrimoni vengono celebrati dopo, al chiarore della luna, come tutto ciò che
riguarda il congiungimento trai due sessi. Pure il gerewol, la festa annuale che ha luogo
subito dopo la stagione delle piogge, si apre al mattino, ma si conclude nelle tenebre.
E' una corte d'amore, un preludio d'unione, uno sfoggio di acconciature, abiti, gioielli,
una passerella di vanità. I Bororo coltivano la bellezza come bene supremo. I maschi
si imbellettano il viso con polvere ocra e grasso. Aprono le danze roteando le spade.
Ammiccano, sorridono, strabuzzano gli occhi, mettendo alla prova le proprie capacità
di seduzione. Sono le donne che con un gesto furtivo della mano indicano l'eletto.
Appena le coppie si formano, il ballo riprende, incessante fino all'alba. Per stordirsi.
Per dimenticare che la stagione secca tornerà presto a trasformare il deserto in un
mare di brace.
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